Scandire il tempo, chiamare alla preghiera, scacciare i mali, tenere lontani i temporali, ricordare riti da condividere. Molte sono le funzioni delle campane, patrimonio materiale e immateriale, artistico e musicale, ma raramente considerate e trattate come un oggetto d'arte.
L'accurato restauro delle campane della chiesa di Santo Stefano di Velate ne ha permesso l'osservazione ravvicinata e la riscoperta del valore storico, liturgico, musicale. Oggi, dopo la ricollocazione sul campanile romanico, i loro rintocchi possono continuare a diffondersi con maggior consapevolezza di chi li ascolta.
Il concerto di cinque campane è costituito da tre manufatti del 1858 e due del 1950. Le campane hanno tutte dimensioni calibrate in modo da riprodurre una nota precisa ad un intervallo armonico. Le più antiche suonano le note Fa, Solb, Lab e riportano la firma della fonderia Bizzozero Felice di Varese. Questa famiglia di fonditori è attiva dalla metà del Settecento e subentra,
prendendone il marchio, ai campanari Sottile – sempre varesini -; i loro prodotti sono commerciati anche nel comasco e in Canton Ticino. Le due campane più recenti suonano invece un Reb e un Mib e sono opera della ditta Angelo Bianchi e figli, che raccolse l'eredità dei Bizzozero e mantenne la stessa area di smercio. Proprio queste ultime, di maggiori dimensioni, riportano le iscrizioni più importanti: sono dedicate al patrono, Santo Stefano, e a Maria, segno che sostituivano probabilmente campane ben più antiche.
I documenti d'archivio testimoniano i contratti di acquisto, le spese e gli accordi intercorsi tra committenza e maestri fonditori per un concerto di 5 campane nel 1858 che sostituivano delle campane messe in opera tra 1776 e 1778, di cui si è persa traccia. Come capitava spesso potevano essere state requisite in tempi napoleonici per essere trasformate in cannoni. Molte altre campane prima di loro dovevano aver abitato la cella del campanile medievale di Santo Stefano, probabilmente con lo stesso suono e lo stesso intervallo, che serviva a distinguerlo dai paesi vicini e che rimane invariato nel tempo.
Una misteriosa campana rinascimentale, datata 1519, con ancora il ceppo di sospensione in legno originario è oggi conservata nella parrocchia di Santo Stefano, ma – secondo la tradizione – era originariamente collocata in San Ippolito e Cassiano. La sua nota è un Do, ben differenziato da quella della pieve.
Per saperne di più il dott. Guglielmo Piatti per il centro culturale di Velate sta organizzando per l'autunno una conferenza dell'archeologa Elisabetta Neri, autrice di libri sul tema campane tra cui De campanis fundendis campanis fundendis. La produzione di campane nel medioevo tra fonti scritte ed evidenze archeologiche (Vita e Pensiero, 2006) e Del fonder campane. Dall'archeologia alla produzione, quadri regionali per l'Italia settentrionale (All'Insegna del Giglio 2007). Sarà un'occasione per festeggiare il rientro delle campane e comprendere meglio il senso del loro suono.