'Concetto spaziale. Quanta'
1960
Innesti contemporanei – Osservare come si è abituati un'opera del pieno Trecento lombardo o un polittico del XV secolo e oltrepassare lo sguardo dietro l'opera per avvistare un Crepax o una Combustione di Burri e di Fontana incuriosisce e al contempo sbalordisce l'osservatore. Il tradizionale percorso espositivo della Pinacoteca di Brera viene, fino al 3 ottobre, arricchito di alcuni pezzi protagonisti dell'arte contemporanea firmati da illustri autori quali Alberto Burri e Lucio Fontana. La mostra pensata e curata da Sandrina Bandera e Bruno Corà, non intende completarne le collezioni, ma proporre una nuova fruizione dei suoi dipinti più noti, dagli esiti inaspettati.
Percorso nel tempo – Il confronto tra i maestri della storia dell'arte del passato e le opere contemporanee di Fontana e Burri inizia fin dal corridoio d'ingresso dove si ammirano gli otto dipinti di Donato Bramante: qui è collocato Concetto spaziale. Quanta (1960) di Lucio Fontana. Tra i confronti che più colpiscono proseguendo nel tradizionale percorso espositivo braidense, è quello
offerto nella cappella di San Giuseppe in Santa Maria della Pace con gli affreschi di Bernardino Luini; al centro di questo ambiente si erge Concetto Spaziale di Fontana del 1958, in ferro, alto oltre 2 metri.
Il cerchio della storia – La sala di maggior impatto è quella circolare, la IX, in cui è presentato lo splendore della pittura veneta cinquecentesca. Al centro dello spazio è inserita una struttura che segue l'andamento dell'ambiente e che permette l'osservazione diretta delle opere contemporanee poste di fronte a quelle del XVI secolo. Così il dialogo si instaura tra la Pietà di Lorenzo Lotto (1545) e Rosso (1952) di Burri. Qui nello specifico vengono rapportate le zone di luce ed ombra.
Intrecci di vie – Ogni elemento, caratteristica, peculiarità, dell'opera dei maestri contemporanei viene in qualche modo, non sempre esauriente, rintracciata nel quadro di tempi lontani a cui viene accostato. Capita che il richiamo sia immediato e di facile lettura o che lo sguardo dell'osservatore debba andare un po' più a fondo. Risulta semplice il confronto guidato che ben viene realizzato in questa specifica sala dove proseguendo il giro, si trovano rapportati La vittoria dei Carnutesi sui Normanni del
'Concetto spaziale. Forma', 1957
Padovanino con Combustione Plastica (1962) di Burri. Quest'ultimo confronto è basato sui movimenti, sulla confusione dell'opera del 1618, nel momento ritratto della battaglia, e l'energia e il dinamismo dell'opera di oltre trecento anni più tardi. E ancora Il ritrovamento del corpo di San Marco del Tintoretto con Bianco Nero Cellotex ancora di Burri; I santi Elena, Barbara, Andrea, Macario, un altro santo e un devoto in adorazione della Croce di Tintoretto con Concetto Spaziale di Fontana del 1962. A chiudere la Cena in casa di Simone di Veronese con Concetto Spaziale Attese del '64 di Lucio Fontana.
La strana luce – Letture e visioni senza tempo sono guidati soprattutto dallo sguardo curioso dello spettatore; sinergie ed elementi comuni si leggono nelle opere grazie a cromie, movimenti, divisione dello spazio, strutture e concetti condivisi. Uno spazio definito, concluso in se stesso com'è una sala espositiva, in questo caso la XXVIII dedicata alla pittura del XVII secolo, che nel periodo della mostra trova nuova luce: lo sguardo è chiamato dall'alto dove serpeggia il neon ideato da Fontana nel 1951 per la IX Triennale di Milano. Qui il legame non è diretto, ma si esaurisce nel riflesso della fredda luce sospesa sulle calde tele sottostanti.
Il tempo di Caravaggio – L'avvicinamento fra la Cena in Emmaus di Caravaggio e il Nero SC 3 di Burri esalta l'assoluta totalità cromatica, il fondo-ombra nerissimo, la materia fibrosa, sfilacciata e ricucita, l'umiltà e la miseria brutalmente esibita. E parlando ancora di grandi nomi dell'arte, i capolavori di Raffaello e Piero della Francesca sono illuminati accanto ai bagliori di Burri e Fontana, in un intreccio di sguardi, in un dialogo a quattro che attrae e coinvolge.
Fino a noi – Il percorso della mostra si districa nelle diverse sale della Pinacoteca, tralasciando quelle riservate al Novecento. Ma i confronti con opere d'arte moderna non mancano: a conclusione dell'esposizione ecco che il Gobbo bianco di Burri è vicino a Fiumana di Giuseppe Pellizza da Volpedo.
"Un percorso fatto di opposizioni apparenti/reali sorprendenti assonanze, fra tradizione e sua rottura, fra rappresentazioni classiche e pure forme assolute, fra tecniche pittoriche accreditate e loro componenti costitutive", così l'hanno definito i curatori.
Dimensioni, mondi e situazioni opposti, lontani e inconciliabili tra loro sono posti sul medesimo piano di lettura; ma non sempre, volutamente e inevitabilmente si trovano livelli di dialogo possibili.
'Burri e Fontana a Brera'
fino al 3 ottobre 2010
Pinacoteca di Brera
via Brera, 28 – Milano
Orari: 8.30 -19.15 da martedì a domenica
(la biglietteria chiude 45 minuti prima)
chiuso lunedì
www.brera.beniculturali.it