Non è cosa di tutti i giorni sentir nominare Gallarate a Capri. Eppure é successo, qualche sera fa, nell'incanto del chiostro piccolo della Certosa di San Giacomo, uno dei monumenti più suggestivi dell'Isola, che si sta cercando di riportare all'antico splendore grazie alle cure della Soprintendenza ed all'impegno tenace e fattivo dei numerosi Amici della Certosa sparsi fra Europa e America del Nord.
Ma come mai la prosaica Gallarate in un luogo così ricco di fascino e di suggestione? Ecco la risposta. Per l'inaugurazione dell'International Arts Festival 2010 era stata scelta una "rappresentazione drammatica", in prima mondiale, di Paolo Puppa dal titolo Intervista alla Marchesa. Riflessioni di Luisa Casati. Interpretata in maniera intensa ed incisiva da Milena Vukotic, la nobildonna, ormai anziana e povera, anche se sempre altera e pungente, rievocava ad un giornalista (l'attore Marco Gambino) la sua vita davvero eccentrica ed inquieta, parlando a lungo, senza tuttavia svelare più di tanto, del suo rapporto con Gabriele D'Annunzio.
Egli fu attratto – si era nel 1903 – da questa "giovane
con levriero
amazzone sottile", non bellissima ma già allora misteriosamente seducente, durante una battuta di caccia alla volpe proprio nella brughiera di Gallarate. Fece di tutto per conquistarla, alla fine ci riuscì e fu amore, anche se non per sempre. La volle chiamare Kore, come le fanciulle divine dell'antica Grecia, ma a Luisa, che sapeva tenere a bada i suoi amanti, non piaceva la K e così mutò l'appellativo in Coré, accentando alla francese. A questo punto la marchesa si liberò delle finezze e delle svagatezze del mondo aristocratico a cui apparteneva e volle diventare "un'opera d'arte vivente", incominciando a creare sconcerto e scandalo per il suo anticonformismo e le sue bizzarrie.
nelle vesti di Sissi
A Venezia, dove abitava in palazzo Venier dei Leoni, poi di Peggy Guggenheim, affittò tutta piazza San Marco per una memorabile festa in maschera; non era inusuale poi vederla girare in gondola, al tramonto, con un ombrellino di piume di pavone, accarezzando un leopardo vivo; a Capri arrivò vestita da astrologa, il trucco pesante che le colava a rivoli, tra le mani una gazzella dorata; al fianco un giovanottone nero teneva al guinzaglio due levrieri incipriati, l'amato ghepardo e nelle loro preziose gabbie un boa, un gufo e pappagalli in quantità tinti di blu. A Parigi organizzò nel suo Palais Rose (già del conte Robert de Montesquiou, quello del bellissimo ritratto di Boldini) balli sconcertanti in cui appariva travestita da Cagliostro, da Salomé o da contessa di Castiglione se non da serpente, in codesta serata fra due comparse nude a rappresentare Adamo ed Eva.
Nota nel bel mondo internazionale soltanto come la marchesa Casati perché sposa, sia pure per poco e certo senza passione, di un uomo non ricco ma di antica nobiltà lombarda, Luisa nasceva Amman, figlia di un imprenditore la cui famiglia, originaria del Voralberg austriaco, aveva aperto uno stabilimento a Legnano per la filatura e la tintura del cotone alla metà dell'Ottocento. Grazie ad accorti investimenti ed ai buoni affari gli Amman raggiunsero in pochi decenni un prestigio sociale ed economico di assoluta rilevanza così che Luisa Adele Rosa Maria (questo era il suo nome completo, invero molto poco mondano) diventò agli inizi del 1900 una delle donne più ricche d'Europa.
E da allora, almeno fin quando le fu possibile, non si
La marchesa Casati
fece mancare nulla: ville e palazzi a Roma, Venezia e Parigi con arredi di un lusso sfrenato e assolutamente originali, i grand hôtel più prestigiosi nelle località più chic di allora, abiti di Erté, Fortuny, Poiret e Léon Bakst, gioielli da favola se non aveva un boa vivo intorno al collo o arrotolato sull'esile braccio. Per farle il ritratto si prestarono più che volentieri tutti gli artisti allora di gran moda o d'avanguardia: Boldini e Van Dongen, presi completamente dal fascino di questa "femme fatale", e poi Depero e Alberto Martini, lo scultore Troubetzkoy (il gesso col suo ritratto fu esposto qualche anno fa nel castello di Masnago alla mostra Accoppiamenti giudiziosi) e Romaine Brooks che la dipinse in conturbante nudità, Ignacio Zuloaga e Augustus John per il quale addirittura Luisa Casati avrebbe dovuto "essere uccisa, imbalsamata ed esposta in una teca di cristallo".
Man Ray le fece vari ritratti fotografici; uno, il più famoso, la riprende nelle vesti di Sissi imperatrice d'Austria sullo sfondo di due stalloni bianchi impennati, il volto magnetico incorniciato da riccioli disordinati quasi fossero le serpi di Medusa. Se non altro per essere stata la musa ispiratrice, e molto spesso anche sostenitrice, di così grandi figure (non bisogna dimenticare fra le sue conoscenze più o meno intime Filippo Tommaso Marinetti, Jean Cocteau, Vaslav Nijinsky e Isadora Duncan) concediamo all'eccentrica, iperbolica marchesa i boa e i ghepardi vivi e gli abiti da astrologa o da falena inquietante. Tanto ad essi non avrebbe mai rinunciato.