Dell'essere artista – "Non si sceglie di diventare artista; o lo si è o non lo si è. Forse, più semplicemente, ad un certo punto avverti l'esigenza, l'urgenza irrinunciabile, la necessità di essere artista. Ti guardi intorno, guardi il mondo e ti accorgi di essere diverso". Così Stuart Arends si è presentato ed ha cominciato la sua conversazione con il pubblico. "Per crescere, per diventare serio ho scelto la città di Los Angeles, poi negli anni '70 ho conosciuto e mi sono avvicinato all'arte concettuale. Ho voluto conoscere il segno, gli "ingredienti" elementari dell'arte ed interrogarmi su di essi. Il piccolo formato è per me quello più congeniale; ascolto la parete ed è lei a suggerirmi quale colore o quale materiale usare: acciaio, cera….". Ha un che di poetico e di lirico la conversazione con Arends e non si stenta a credere e ad accorgersi che la sua arte davvero non si può semplicemente definire minimalista.
Le solite etichette – "Già non mi convince il termine minimalismo – ha spiegato Arends – Fa pensare ad un'arte minuta, ridotta. Dan Flavin, considerato uno dei maestri del Minimalismo, rifiutò polemicamente questo appellativo, dichiarando di essere "massimalista", non minimalista". L'arte di Arends, in un modo simile a quello di Ruth Ann Fredenthal, "si scalda", si umanizza, si allontana dalla freddezza razionale della Minimal Art che aveva scelto programmaticamente di tirarsi fuori dalle passioni e dall'umano sentire. Stuart Arends,
citando Giotto, Piero della Francesca e Mondrian, torna ad una produzione artistica artigianale, ad un'arte che si fa lavoro su e con i materiali, ad un'attività in cui traspare l'essenza dell'autore.
La guida con le guide – Ad accompagnare il pubblico ancora una volta Laura Mattioli Rossi: "L'arte può seguire due strade: quella di illustrare qualcosa, una storia, una veduta di paesaggio, un ritratto; o quella di rappresentare un oggetto di per sé. Non crediate che questa seconda via sia esclusiva dell'arte contemporanea. Nell'arte antica, la piramide degli Egizi, non è nient'altro che una costruzione con una base poligonale e un vertice. Stuart Arends trova una sua personale sintonia con Morandi e come lui è capace di esprimere nelle sue opere una fortissima densità di concentrazione".
I pomeriggi a Villa Panza si confermano come una preziosa occasione di incontro con i protagonisti dell'arte, una serie di "A tu per tu" che, per definizione, restano uno dei più grandi privilegi dell'arte contemporanea.