![Presentazione della serata](/wp-content/uploads/2017/07/cfe3e3a770fd1ab67cb2b4b86bfe1d3d.jpg)
Un lavoro dopo l'altro – Nasce nel 2003 Mme Duplok, una storia relativamente breve ma affascinante e per certi aspetti divertente. Due relatori (non sono loro i Mme Duplok, hanno voluto sottolineare), hanno intrattenuto i giovani ripercorrendo per immagini i lavori realizzati in questi anni, accomunati da un forte legame con il pubblico. Proprio il tema dell'architettura e della public art è stata per la seconda serata al centro del dibattito.
Elemento caratterizzante – "L'arte è pubblica quando l'intervento realizzato ha senso in quel luogo specifico, l'opera chiamata site specific – spiegano – la relazione con il luogo è fondamentale, si rafforza notevolmente". "Io non espongo sul luogo, ma il luogo", affermava l'artista americano Robert Smitson. Un concetto condiviso dal gruppo artistico dimostrato in molti dei lavori presentati, a partire da alcuni esempi varesini. Primo fra tutti il progetto 'Per grazia ricevuta' creato all'interno dell'ampio progetto regionale Twister, al Museo Civico Floriano Bodini di Gemonio. 100 volontari per tenere
![Uno dei due relatori](/wp-content/uploads/2017/07/93bb6c8d20d29835a44f189485d2a4ac.jpg)
aperto il museo 100 giorni: "Il fatto che quando siamo andati a Gemonio a visitare il museo questo era chiuso, per molti sarebbe stato un motivo per non scegliere quella realtà – spiegano – per noi è invece stata un'opportunità maggiore per creare qualcosa di utile e diverso dal solito".
Il dialogo con l'architettura – "L'arte per noi è pubblica quando l'artista mette l'opera nelle mani del visitatore che diventa attore, nasce così una nuova relazione in cui l'artista punta all'anonimato", proseguono, "Usciamo così dalla dimensione delle gallerie e dei musei con una circolarità ben definita".
Tempi e luoghi – L'atto creativo strettamente legato ad un luogo specifico è condiviso spesso dagli stessi architetti che realizzano un progetto pensando ad un sito specifico. L'architettura diventa per i Mme Duplok una realtà da indagare e coinvolgere come è avvenuto a Lonate Pozzolo nel Chiostro di San Michele per la mostra 'La memoria delle forme' nel 2008. L'opera nella maggior parte dei casi, proprio perchè pensata e creata ad hoc, non viene ripetuta, ma durante l'incontro all'Ordine degli Architetti 'Capo d'opera' ha incuriosito e coinvolto il pubblico: "L'opera l'abbiamo proposta a Milano e alla XV Biennale d'Arte di Parigi – spiegano – è forse uno degli esempi che maggiormente tocca la relazione tra le persone. E' molto semplice, si tratta di una macchina per mettere cibi, oggetti, sotto vuoto. L'idea è quella di trovare due persone che vogliono
!['Capo d'opera'](/wp-content/uploads/2017/07/34daebcef2c410ac7e04109f58ce5855.jpg)
scambiarsi qualcosa, noi mettiamo l'oggetto nella busta e lo diamo alle due persone così che rimane come opera. E' molto difficile scambiarsi qualcosa di proprio". Anche i giovani architetti hanno provato a compiere lo scambio. Un esempio di arte senza artista.
Atre situazioni – "È sempre una gran Babele" è il titolo dell'opera che il collettivo artistico gallaratese ha presentato lo scorso anno al Museo Ianchelevici di La Louvière, in Belgio. Un altro progetto che ha saputo coinvolgere i cittadini è stato 'Pollicino', firmato dai Mme Duplok in occasione del Premio Città di Gallarate: 472 tombini dipinti di verde che indicavano il percorso per raggiungere facilmente le opere scultoree collocate per la città. Altro intervento scenografico: 600 ombrelli in pvc col manico tagliato impiantati nel terreno a Bergamo nella zona di Porta Sant'Agostino. E ancora per la Notte Bianca di Varese 'Lucciole', l'illuminazione all'interno delle 2CV collocate nei Giardini Estensi.