Più di centocinquant'anni di storia – E' questa la tradizione che può vantare Laveno sulle sue ceramiche, un'industria nata alla metà dell'Ottocento e cresciuta fino agli Anni Cinquanta del secolo scorso, per terminare con un definitivo declino oggi. Una lunga storia industriale, soprattutto, che cambiò totalmente il volto di Laveno, costruendo, nella pratica, un paese in funzione degli stabilimenti. Tutta questa lunga vicenda riposa adesso, almeno per quanto riguarda gli oggetti prodotti, tra le stanze del Museo di Cerro. Abbiamo chiesto a Giuseppe Musumeci, che ha dedicato una vita allo studio delle ceramiche di raccontarci questa storia.
Condizioni ideali – "Le ceramiche lavenesi sono nate con la volontà di essere una produzione industriale e sono nate proprio a Laveno perché qui hanno trovato le condizioni ideali" esordisce così lo storico, spiegando che a far cadere la scelta dei primi fondatori fu la posizione del paese, ben servito da infrastruttture per il traspoto dei prodotti, dalla linea ferroviaria fino alla importante presenza del lago. La scommessa fu vincente perché, già nel 1883, viene fondata la prima società per azioni chiamata "Società Ceramica Italiana".
Nume Tutelare – Il grande salto in avanti si deve a Luciano Scotti, che diede una forte impronta di modernizzazione agli impianti e trasformò il paesaggio Lavenese rendendo il paese una specie di enorme stabilimento con le varie produzioni dislocate in diverse partri del territorio. La concorrenza con la Richard Ginori e la nascita del design all'inizio degli anni Venti fece bene a Laveno, soprattutto grazie all'intervento dell'architetto Guido Andlovitz, che rivoluzionò il modo di fare ceramica, iniziando anche quelle produzioni di qualità a cavallo tra l'artigianato e l'arte che contraddistinsero il punto più altro dell'immagine delle ceramiche negli anni successivi.