Lunedì è stata inaugurata presso la galleria A arte Studio Invernizzi di Milano la mostra Prospettive oblique. Immagini di Raffaella Toffolo da Panta Decalogo, che presenta la ricerca condotta dalla fotografa sulle "Dieci Parole" che stanno a fondamento della società occidentale insieme a una serie di scatti che ritraggono alcuni dei maggiori protagonisti della filosofia contemporanea, intervenuti su questo stesso tema nel volume "Panta Decalogo", edito da Bompiani.
La mostra è infatti legata all'ultimo numero della rivista "Panta" dedicato al Decalogo, curato da Massimo Donà e dalla stessa Toffolo, che raccoglie i contributi di Antonello, Barbato, Bianchi, Bonaga, Bonito Oliva, Borgna, Bressane, Cacciari, Coda, Colasanti, Curi, Donà, Enzo, Ferraris, Filoni, Khaled Fouad Allam, Galimberti, Galli della Loggia, Gargani, Gasparotti, Ghezzi, Giorello, Girard, Givone, Gnoli, Israel, Leghissa, Luzzatto, Mancuso, Mandel, Marangoni, Marramao, Matassi, Morini, Patella, Perniola, Principe, Rella, Riondino, Rizzi, Rovatti, Severino, Sini, Taddio, Tagliapietra, Vattimo,Veneziani, Vitiello, Volpi, Zecchi, Zilio-Grandi e Zizek.
Le fotografie dell'artista accompagnano i diversi saggi, proponendo un dialogo tra parola e immagine e, lontane da intenti didascalici, vogliono restituire i comandamenti nella loro complessità attraverso spunti evocativi che, non limitando il significato a un contenuto già noto, invitano a insistere sulle domande che queste dieci parole rivolgono ancora oggi all'uomo. Come ha
Achille Bonito Oliva
sottolineato il filosofo Carlo Sini, intervenuto alla presentazione della mostra insieme a Massimo Donà e a Massimiliano Finazzer Flory, il binomio parola-immagine è interessante perché mette in gioco le due grandi tradizioni dell'Occidente e allo stesso tempo ci parla di una inconciliabilità tra il "mettere sotto cornice", ingabbiare la vita, proprio della legge, se intesa come divieto, e lo sguardo della fotografia che non ha la pretesa di incorniciare la realtà, ma di essa può cogliere solo un fuggevole attimo.
In questo senso la fotografia può essere metafora della nostra esperienza del mondo e della condizione
Mario Perniola
dell'uomo moderno, che discute la legge e rifiuta regole troppo rigide che limitano la sua capacità di relazione. L'inquadratura della fotografia inoltre, secondo Donà, incorniciando una immagine della realtà, riesce a liberarla dalla contingenza degli eventi, dal percorso rettilineo di cause, effetti, scopi e a leggerla secondo una prospettiva obliqua. Le fotografie di Raffaella Toffolo ci fanno viaggiare con la fantasia verso mondi inesistenti e proprio per questo ci aiutano a guardare anche alle cose della vita quotidiana in modo diverso e a coglierne il mistero.
Come afferma Roland Barthes nel saggio "La camera chiara", citando una riflessione di Blanchot, "l'essenza dell'immagine è di essere tutta esteriore, senza intimità, e ciononostante più inaccessibile e misteriosa dell'idea dell'interiorità; di essere senza significato, pur evocando la profondità di ogni possibile senso; non rivelata e tuttavia manifesta, possedendo quella presenza-assenza che costituisce la seduzione e il fascino delle Sirene".
Prospettive oblique.
Immagini di Raffaella Toffolo da Panta Decalogo
A arte Studio Invernizzi
Milano, Via D. Scarlatti 12
Fino al 3 dicembre 2010
Orari: da lunedì a venerdì 10.00 – 13.00 e 15.00 – 19.00; sabato su appuntamento