manifesto per La Rinascente, 1969
All'interno della settima edizione della Biennale dell'immagine organizzata dal Comune di Chiasso in collaborazione con la Galleria Cons Arc sul tema Chi siamo / About us, il m.a.x. museo ospita l'interessante mostra Sergio Libis. Fotografo a Milano 1956-1995, curata da Alberto Bianda e Nicoletta Ossanna Cavadini.
"E' un cerchio che si chiude", ha affermato all'inaugurazione della mostra il fotografo svizzero, che si trasferì a Milano con in tasca un contratto con La Rinascente nel 1956 grazie all'amicizia di Max Huber e che ora, nel museo a lui dedicato, espone più di un centinaio di fotografie, manifesti e una selezione di materiali che ripercorrono la sua intensa attività creativa.
L'esposizione si concentra in modo particolare sugli anni tra il 1956 e il 1995, quando Libis cessa l'attività professionale, ma offre anche una breve panoramica sui primi lavori realizzati durante il periodo di formazione alla Scuola di Arti Applicate di Zurigo sotto la guida di Hans Finsler e Alfred Willimann.
Il linguaggio fotografico di Libis, caratterizzato da un equilibrio tra rigore oggettivo appreso alla scuola di
Prénatal, 1968
Finsler e sperimentazione, trova nella Milano del secondo dopoguerra e nella committenza illuminata di aziende come La Rinascente e Olivetti uno stimolante terreno di crescita professionale. Un linguaggio attento al singolo dettaglio e all'efficacia visiva dell'immagine, come dimostra il manifesto "Mare grande mare" del 1969 che accosta un bellissimo riccio, pescato appositamente dallo stesso fotografo in pieno inverno in Liguria, e il profilo di un volto femminile.
Grazie alla grande abilità nella fotografia still life Libis collabora con designer quali Roberto Sambonet e Richard Sapper, ma viene anche chiamato da Prénatal per realizzare l'immagine-guida del lancio promozionale dell'azienda sul mercato italiano, una sorta di "still life di persone", come venne definito da Max Huber. Lucia Mosca, all'epoca direttrice creativa della Prénatal, ha raccontato che "Sergio ha ascoltato l'idea e l'ha vista.
L'ha vista come doveva essere: un archetipo", che oggi, proprio per la sua straordinaria forza visiva, fa parte della collezione del MoMA di New York: mamma, bambina e bambola, legate da un abbraccio privo di
Huber, anni '50
qualsiasi retorica che diventa simbolo di un'idea di maternità al passo con i tempi moderni.
Oltre ai manifesti, alle fotografie di moda e ai ritratti, sono esposte in mostra le campagne fotografiche commissionate da Pirelli, Olivetti, Alfa Romeo e Giorgio Armani, in cui il fotografo sviluppa, come spiega Nicoletta Ossanna Cavadini, l'innovativo concetto di "realismo in movimento", con inquadrature non convenzionali e una particolare attenzione per la messa in scena, che lui stesso ama chiamare "happening di moda".
La sezione del museo dedicata all'esposizione dei lavori
provenienti dall'archivio Max Huber, intitolata Max Huber. Anni '50 e dintorni, presenta una serie di fotografie che forniscono uno spaccato della vita milanese e delle amicizie di Huber nei vivaci anni del secondo dopoguerra, tra cui un bel ritratto scattato da Libis, due negativi ritoccati con tempera e pennello per la stampa che ci fanno entrare nello spazio più "segreto" del lavoro del grafico e una serie di manifesti e stampati pubblicitari realizzati per La Rinascente tra il 1950 e il 1955, in cui la fotografia di moda, rielaborata secondo il personale linguaggio del grafico svizzero, diventa protagonista del messaggio promozionale. Come le fotografie di Libis, anche le pubblicità di Max Huber sono lo specchio degli anni in cui sono state create, anni in cui si afferma l'immagine di una donna elegante, raffinata e moderna.
Sergio Libis. Fotografo a Milano 1956-1995
Max Huber. Anni '50 e dintorni
Chiasso, m.a.x. museo Via Dante Alighieri 6
Fino al 20 gennaio 2011
A cura di Alberto Bianda e Nicoletta Ossanna Cavadini
Orari: martedì – domenica 10.00 – 12.00; 15.00-18.00.
Chiuso il lunedì