Tutto quelo che volevate sapere – "L'abitato, la necropoli, il monastero" é il titolo dell'ultima fatica dell'Istituto di Archeologia dell'Università, un corposo volume presentato nella suggestiva Aula Bontadini. Il libro si propone come una summa, ma con taglio divulgativo, degli scavi condotti nei cortili dell'Università Cattolica tra gli anni Ottanta e Novanta, a cui sono seguiti lo studio dei materiali, numerose tesi di laurea e altre pubblicazioni. In tutto questo, forte è stata la sinergia fra docenti e studenti, chiamati a intervenire nell'attività di scavo o in quella di ricerca.
Una lunga storia – L'archeologia ha riportato alla luce la storia di un'area dell'antica Mediolanum, posta fuori dalle mura della città, che nei secoli ha cambiato aspetto e funzione. L'occupazione più antica risale alla seconda metà del I sec. a.C., periodo in cui sono attestate attività agricole a cui segue la costruzione di edifici in materiali deperibili. Un secolo più tardi l'area venne dotata di tre strade e di altre strutture probabilmente abitative, simbolo di una più completa urbanizzazione. Poco più di cento anni e si assiste a un abbandono della zona, che fu tuttavia usata come cava di ghiaia e come luogo di sporadiche attività metallurgiche. Alla fine del II secolo risalgono operazioni di livellamento dell'area, che precedono il suo utilizzo come necropoli, a partire dal III sec. d.C. Il sepolcreto si estendeva per oltre 3500 metri quadrati, con quasi ottocento sepolture, i cui corredi e
resti ossei hanno permesso di scoprire molto sui Milanesi dell'epoca. La necropoli era organizzata per lotti, probabilmente di proprietà di varie famiglie e si trovavano sepolture di differente tipologia e rito, cremazione in urna, inumazione in nuda terra o in cassa lignea, o tombe alla cappuccina o sarcofagi.
La signora del Sarcofago – Fra tutte le sepolture si distingue la cosiddetta signora del sarcofago, cioè una giovane donna deposta in un sarcofago, il cui contenuto è rimasto intatto nei secoli. Un accurato scavo e analisi di laboratorio hanno permesso di ricostruire un quadro molto interessante: la ragazza sarebbe morta per un mieloma, e poi adagiata su una stuoia.
Piccoli gioielli per l'ultimo viaggio – La fronte era decorata da un diadema composto da foglioline intagliate nell'ambra, mentre l'acconciatura era raccolta da una reticella d'oro; sul petto si trovava un grappolo d'uva e intorno al capo erano poste masse di resina profumata. Questo apparato funebre intendeva chiaramente evidenziare il rango della defunta, ma fornisce
informazioni anche sui rituali funerari.
Dal monastero ad oggi – Strati di terra nera segnano la fine della necropoli, la cui area fu occupata dal monastero fondato dai Franchi nel 784 d.C., ma pochi e di difficile lettura sono le strutture e gli oggetti riferiti al periodo compreso fra V e VIII secolo d.C. Uno spaccato della vita del monastero nell'epoca rinascimentale è fornito invece dalle ceramiche, fra cui si segnalano frammenti di pannelli di stufe. L'opera tuttavia più monumentale, ancora oggi visibile, è la ghiacciaia del monastero che risale al Settecento: individuata durante alcuni lavori edilizi nel 1986, è stata ricollocata a maggiore profondità proprio per permetterne la conservazione e la fruizione al pubblico.
Lo scavo nella storia – Il volume, dall'agile formato, arricchito dalle presentazioni del rettore dell'Ateneo Lorenzo Ornaghi e di Anna Ceresa Mori della Soprintendenza per i beni Archeologici della Lombardia, consta di tre parti. Ciascuna di esse affronta un
momento specifico della storia dell'area, ovvero l'abitato, la necropoli e il monastero. Di ogni periodo viene offerto un quadro generale e poi singoli aspetti vengono approfonditi in schede più specifiche. Autori di queste sono spesso giovani e meno giovani laureati e dottorandi, che nel corso delle proprie tesi hanno continuato il loro personale "scavo" nella storia.
Vengono così presentati per la prima volta e posti all'attenzione di un pubblico anche non specialistico oggetti di straordinaria fattura, come un piccolo balsamario in agata, oppure un pendente con cammeo incastonato in oro, addirittura una placca metallica interpretata come fibbia per calzari.
Ritorno "ad fontes". Con questa espressione il Rettore Lorenzo Ornaghi introduce il volume, sottolineando la volontà di riscoprire e approfondire le radici. Il lavoro dell'Istituto di Archeologia in questi anni ha seguito tale principio e ha ottenuto ciò che in qualunque ricerca storica è fondamentale, la ricostruzione di paesaggi e uomini antichi.