Francesca Pasini e Nico Vascellari
Parola agli artisti – Al MAGA di Gallarate proseguono gli incontri organizzati in occasione della mostra Cosa fa la mia mente mentre sto lavorando? Opere d'arte contemporanea dalla collezione Consolandi volti a riflettere sul tema del collezionare e a dibattere su alcuni spunti, progetti e idee, lasciando la parola agli artisti e alla loro opera. Come ha spiegato Francesca Pasini, "l'idea è stata quella di invitare gli artisti a raccontare qualcosa che sarebbe piaciuto a Paolo Consolandi". Un modo per rendere omaggio alla figura del collezionista e alla sua capacità di capire il contemporaneo, ma soprattutto al suo amore per il dialogare sull'arte, attorno alle sue opere, con critici, artisti, amici. Gli incontri vogliono essere una occasione per sviluppare un atteggiamento di dialogo e di domanda verso gli artisti e le loro opere, perché l'arte, come ricordano Fischli & Weiss, è soprattutto un continuare a interrogarsi. Dai lavori presentati domenica, molto diversi tra loro, sono emersi alcuni interessanti temi, riassumibili con l'aiuto di alcune parole-chiave.
Elencare/collezionare – La fotografa Paola di Bello, che in mostra è presente con l'opera Video-Stadio (1997), ha introdotto il tema del collezionare e del classificare, a cui spesso il primo è legato, leggendo alcuni dei noti elenchi dello scrittore George Perec. L'elenco, la classifica, sono
insiemi di dati, almeno in apparenza, di facile comprensione e che rimandano, in alcuni casi a torto, a un'idea di obiettività e di rigore metodologico. Forse proprio per questo, per la loro sottile ambivalenza, sono stati l'oggetto o il modus operandi di molti artisti contemporanei. L'aspetto della catalogazione è in un certo senso presente anche nella sua opera La disparition (1994-95), presentata durante l'incontro di domenica come omaggio a Paolo Consolandi. L'artista ha fotografato le mappe dei mezzi di trasporto pubblico nelle diverse stazioni della metropolitana di Parigi evidenziando i segni di usura presenti sulla carta, che indicano quante persone si sono fermate e, appoggiando il dito, hanno pensato "io sono qui". Una riflessione, come ha sottolineato Francesca Pasini, tra astrazione di un luogo e fisicità del toccare, tra rappresentazione "scientifica" e scorrere della vita.
Eredità – In diversa direzione si muove il lavoro del duo Vedovamazzei, formato da Stella Scala e Simeone Crispino, che a Gallarate espone Traliccio del 2001, piccola maquette di un progetto non ancora realizzato (e forse irrealizzabile). Morte e vita sono le polarità entro le quali si muovono i due artisti, polarità compresenti già nello pseudonimo con cui espongono dal 1991. Proprio su questo binomio e sul tema dell'eredità che a esso è legato si è incentrata la presentazione di domenica, che ha mostrato alcuni recenti progetti, tra cui Five-hundred Euros hung on a white wooden door (Eredità di mio Padre) del 2010, una giacca contenente l'eredità di 500 Euro lasciata dal padre a Simeone Crispino, "trasformata" in opera d'arte.
Ricamare – Più poetico il lavoro di Claudia Losi, presente in mostra con l'opera Oceani di terra (2003). La pratica artigianale del ricamo è da anni un filo conduttore della sua ricerca. Ago e filo sono stati alla base del lavoro Balena Project, giunto nell'ottobre 2010 alla sua ultima tappa, "i funerali della balena", di cui l'artista ha parlato durante l'incontro. Una balena di stoffa di grandezza naturale, simulacro di uno dei più antichi abitanti dei mari a cui sono legate molte storie e leggende, dopo molti viaggi si è arenata in un ex-filatoio vicino a Biella ed è stato trasformata in giacche e nuove piccole balene, che verranno vendute per finanziare progetti scientifici. Un lavoro in progress, che sarebbe piaciuto a Paolo Consolandi; un lavoro che ha toccato e coinvolto molte città non solo d'Italia, che ha raccontato molte storie e ha parlato di ecologia attraverso un immaginario fantastico e giocoso.
Arte/rock – Presente al MAGA con l'opera Untitled (Lanscape) del 2009, Nico Vascellari ha proiettato il suo ultimo lavoro, ora esposto all'Hangar Bicocca, un video che filma lo scoppio di fuochi d'artificio all'interno di un edificio danneggiato dalla guerra, sonorizzato con la voce di Tiberio De Poi che imita le esplosioni. Un'opera che sottolinea l'aspetto minaccioso celato al di sotto della bellezza degli spettacoli pirotecnici e il particolare rapporto dell'artista con la sua città, Vittorio Veneto. Un lavoro che si inserisce in una ricerca eterogenea, che spesso riflette sul mondo dei gruppi rock, trasferendone l'immaginario, attraverso performances, all'interno degli spazi dell'arte.