Un ampio bookshop, un vano guardaroba creato ex novo, cinque nuove brochure e una generale e diffusa aria di nuovo e di ordine. Detto così, sembrerebbe che il nuovo allestimento dei Musei Civici di Masnago sia un puro restyling, un fatto di cura e di gusto ma pur sempre un aggiustamento di superficie.
Ebbene, nulla di più sbagliato: il nuovo allestimento del Castello di Masnago è il risultato di un'approfondita operazione di revisione e di un'aggiornata presentazione al pubblico della Collezione Permanente, un eccellente percorso, studiato ad hoc, che valorizza non solo i diversi nuclei di tele e sculture ma gli stessi ambienti del Castello.
"Accompagnano il visitatore tre volumetti – ci spiega il Conservatore Daniele Cassinelli, che ci guida nel tour – che sono d'aiuto a focalizzare l'attenzione sui diversi nuclei della collezione, facilitando la visita dell'antico maniero e delle opere d'arte moderna". L'allestimento nuovo di zecca procede in ordine cronologico e al contempo vede affiancati materiali
Masnago
antichi e moderni; conserva come punti focali i masterpieces e dedica attenzione alla provenienza delle opere, riunendo, a volte, oggetti differenti per epoca e qualità, ma giunti ai musei in forza di un solo legato.
Risulta, in buona sostanza, meglio dipanata e più chiarita quella fitta trama di committenze, legati e donazioni che ha permesso ai musei cittadini di nascere e crescere. Compaiono nel nuovo percorso opere fino a ieri conservate nei depositi, come l'Orazione nell'Orto tratto dal dipinto di Francesco Cairo della Pinacoteca di Brera, una serie di sculture ottocentesche, tra cui il Ritratto di Girolamo Ghirlanda di Vincenzo Vela, o una Veduta fluviale di Giovanni Migliara. Nell'ultima sala del piano inferiore l'arazzo cinquecentesco su cartone di Girolamo Romanino trova posto accanto alle opere ottocentesche della collezione Luigi Villa (stimato medico milanese, scomparso nel 1992 che donò, attraverso lascito testamentario, un cospicuo nucleo di dipinti e reperti archeologici), un accostamento che rende merito alle ricerche svolte sulla collezione varesina durante gli ultimi anni. Al piano superiore è stata invece dedicata una sala al lascito di Amelia Bolchini De Grandi che nel 1965 ha fatto pervenire il primo importante nucleo di capolavori dell'Ottocento e Novecento. Ma risulta meglio chiarito anche il
nucleo della donazione Jeanne Brambilla.
Due vere chicche sono l'olio su carta di Lodovico Pogliaghi, nel quale è rappresentata la controfacciata della cittadina basilica di San Vittore, con ogni probabilità realizzato in occasione dei lavori alla volta della navata centrale, e il grande foglio di Dadamaino, srotolato nel vano scala che conduce alla Sala dei vizi e delle virtù. Nelle guide tascabili, per ogni opera viene tracciata una sintetica descrizione, un commento storico-critico, ampie coordinate di riferimento sugli autori e utili suggerimenti su confronti con opere sparse in monumenti e chiese del territorio. Della serie: "Finito il giro in museo, uscite e scoprite le opere d'arte disseminate nella città di Varese".
Largo spazio anche a molti talenti contemporanei come Nino Cassani, Antonio Pedretti, Vittorio Tavernari e Adriano Bozzolo, scomparso di recente e di cui parleremo in uno Speciale monografico, settimana prossima.
Dunque, un importante lavoro di aggiornamento degli studi e di riqualificazione museale che si attendeva da anni, un traguardo di grande valore che si conficca come una pietra miliare nella conduzione dei Musei Civici.