Il Professor Pietro Marani, invitato a Villa Panza dal FAI (delegazione di Varese) parla dei ritratti di Leonardo realizzati nel decennio 1485 1495. A cominciare dal Musico, di saldissima struttura e di lucida, decisa fattura come soltanto Leonardo avrebbe potuto realizzare in quegli anni a Milano. Un dipinto dall'eccezionale introspezione psicologica che trova una consonanza con la Dama dell'ermellino e con la Belle Ferronière con le quali si apparenta per taglio, rapporto della figura con lo spazio e per quell'infinito fascino della difficile situazione luministica. "L'impressione di uno sguardo sfuggente, mobile e di grande suggestione della Belle Ferronière – spiega Marani – sottolinea l'effetto quasi scultoreo della figura".
Marani getta, ai nostri microfoni, un focus anche sul "Glossario Leonardiano. Nomenclatura delle macchine nei codici di Madrid e Atlantico" scritto a quattro mani da Paola Manni e Marco Biffi. Nel volume, affiorano la curiosità e la ricettività sterminata di Leonardo da Vinci, la sua capacità di "inventar parole".
La terminologia della meccanica pratica impiegata da Leonardo viene raccolta e analizzata alla luce dei più aggiornati strumenti oggi disponibili sia in campo linguistico sia in campo leonardiano. Nel volume, ciascun lemma è oggetto di una trattazione particolareggiata, che ne precisa il significato, i contesti d'uso, l'insieme delle occorrenze. I circa 350 lemmi accolti, ci restituiscono il sistema terminologico su cui Leonardo fonda la trattazione delle macchine e dei congegni meccanici: un sistema che
appare legato da un'ampia serie di riscontri agli ambienti artigianali e alla produzione tecnico-scientifica anteriore e coeva. Ma emerge anche il tasso di innovatività di quella terminologia, dove non mancano evidenti neologismi coniati da Leonardo per rispondere alle proprie esigenze espressive e comunicative.
Un accenno pure alla mostra attualmente aperta al pubblico a Pavia ed intitolata: "Leonardeschi. Da Foppa a Giampietrino: dipinti dall'Ermitage di San Pietroburgo e dai Musei Civici di Pavia".
"Una mostra complessa e problematica – precisa Marani – E del resto, il percorso tra le opere del maestro e dei suoi seguaci non sempre risulta chiaro e di facile definizione per quanto riguarda l'attribuzione delle opere".
Nella mostra che, lo ricordiamo, resterà aperta fino al 10 luglio, il Museo Statale Ermitage presta per la prima volta un nucleo importantissimo di dipinti lombardi del Cinquecento: 22 opere della sua collezione, molte delle quali considerate fino a tutto l'Ottocento originali di Leonardo, che insieme ad altrettanti dipinti delle collezioni pavesi conducono il visitatore a scoprire quanto il genio toscano in terra lombarda abbia determinato e reso possibile nuovi sviluppi artistici.