Milano, pur non essendo mai stata a differenza di Torino, Firenze e Roma capitale dell'Italia unita, ha avuto un ruolo fondamentale nel processo di creazione di un'unità culturale del paese. La mostra Hayez nella Milano di Manzoni e Verdi, curata da Fernando Mazzocca, Isabella Marelli e Sandrina Bandera, attraverso un importante nucleo di opere di Hayez che spaziano dai dipinti storici a quelli di soggetto sacro ai ritratti, restituisce un significativo spaccato della vita culturale della Milano tra gli anni Venti e gli anni Ottanta dell'Ottocento, sottolineando i rapporti di stima e collaborazione tra tre dei suoi maggiori protagonisti, che fornirono con le loro opere, rispettivamente nel campo artistico, letterario e musicale, i modelli per la nascente nazione.
Pittura romantica e Risorgimento – Francesco Hayez nato a Venezia nel 1791 e cresciuto artisticamente sotto il magistero di Antonio Canova, trovò a Milano il terreno favorevole per la sua piena affermazione. Fin dal suo esordio all'esposizione annuale di Brera nel 1820 ottenne un grande successo, tanto che il suo dipinto Pietro Rossi, prima opera pienamente romantica, venne conteso tra vari collezionisti. Quello che colpì i contemporanei non fu solo la sapienza tecnica che rimandava alla grande tradizione veneta del ‘500, ma anche la novità del tema scelto, un episodio della storia dell'Italia medievale e non dell'antichità, che venne interpretato come allusione agli eventi politici del tempo in una città scossa dai primi fermenti rivoluzionari.
Il Pietro Rossi, visibile insieme ad altri dipinti di Hayez nella sala della Pinacoteca dedicata all'Ottocento (visitando la quale si completa l'itinerario aperto dalla mostra), può essere considerato un prologo al percorso espositivo. Nel particolare soggetto rappresentato, il
1822-1823
conflitto tra affetti familiari e dovere pubblico, si possono infatti leggere rispondenze con la tragedia Il Conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni, che venne pubblicata a Milano proprio nello stesso anno.
Partendo da due autoritratti, il percorso espositivo sottolinea in una prima parte il rapporto privilegiato tra Hayez e Manzoni sia attraverso i dipinti storici ispirati a tragedie o romanzi come il Carmagnola o I promessi sposi sia attraverso una splendida serie di ritratti di famiglia, tra cui quello di Teresa Borri Stampa, seconda moglie di Manzoni, di Massimo D'Azeglio suo genero e dello stesso scrittore, rappresentato nell'intimità della sua casa, in un momento di tranquilla quotidianità.
Nella seconda parte del percorso sono esposti dipinti che testimoniano quanto la pittura storica di Hayez sia legata alla grande stagione del melodramma sia per i soggetti, spesso portati in auge da opere verdiane, sia per l'impostazione teatrale e drammatica delle scene. Il pittore conobbe Rossini, di cui è esposto in mostra un intenso ritratto del 1870, già durante gli anni di formazione a Roma mentre, trasferitosi a Milano, iniziò a frequentare Bellini, Donizetti e soprattutto Giuseppe Verdi, con cui collaborò in più occasioni per la messinscena delle opere. Nonostante il rapporto di amicizia non ritrasse mai il compositore, di cui è presentato in mostra un ritratto di Giovanni Boldini, in un certo senso debitore del modello della ritrattistica hayeziana.
Chiude il percorso l'opera più nota di Hayez Il bacio, presentato a Brera nel 1859 tre mesi dopo l'ingresso a Milano di Vittorio Emanuele II e Napoleone III, emblema degli ideali risorgimentali che portarono all'unità del paese.
Hayez nella Milano di Manzoni e Verdi
Pinacoteca di Brera, Milano
Dal 13 aprile al 25 settembre 2011
Mostra a cura di Fernando Mazzocca, Isabella Marelli e Sandrina Bandera
Orari: dal martedì alla domenica dalle 8.30 alle 19.15 (la biglietteria chiude 45 minuti prima)