"Si fa con tutto" è il titolo di una recente pubblicazione di Angela Vettese che, focalizzando l'attenzione sulle espressioni artistiche contemporanee, pone l'accento sul ruolo dello spettatore e del fruitore.
"In realtà, si è sempre fatta con tutto; parlo dell'arte, ovviamente, che, nel corso del tempo, ha sempre seguito e a volte anticipato i diversi linguaggi. Questo ci dice la storia della nostra cultura". Fabio Minazzi, Docente Ordinario all'Università dell'Insubria commenta con noi il ruolo dell'arte contemporanea, il suo rapporto con la comunicazione e alcuni casi recenti di studio come quello che ha coinvolto il borgo di Arcumeggia, oggetto della tesi di Laurea di Flavio Moneta.
Il cambiamento del linguaggio dell'arte è un fatto. Non si può fare marcia indietro. Non è né meglio né peggio di quello che era diffuso nel passato. Semplicemente, descrive il nostro presente e forse ci aiuta a intravedere il futuro.
"Ma l'arte è un vero e proprio paradigma per la conoscenza – prosegue Minazzi. Secondo alcuni storici la scienza è come l'arte. Ma questo assunto può essere ribaltato, risultando anche più fecondo e si può affermare che anche l'arte si fa come la scienza, comunicando un patrimonio di nessi e di problematiche. L'arte sta proprio nelle pieghe di questo grande patrimonio civile e culturale. Da questo punto di vista oggi, come non mai, abbiamo assoluto bisogno di arte, come strumento per avvicinare e comprendere la realtà. L'arte è dunque un'occasione di riflessione conoscitiva".
La produzione di un artista è un sentiero
conoscitivo e si colloca sull'orizzonte dell'escatologia, della speranza. "L'arte ha sempre rapprentato quel momento in cui una civiltà, una cultura si è protesa verso qualcosa di utopico, verso una dimensione di ulteriorità", precisa Minazzi.
"Il motore di questa mia ricerca è stato innanzitutto la passione condivisa con altre persone che amano Arcumeggia – racconta Flavio Moneta. Attraverso un percorso sincronico che analizza il progetto culturale, economico e sociale del borgo di Arcumeggia, dagli anni '50 ad oggi, si scopre che nelle Valli del Luinese, l'intervento dell'arte è stato decisivo, lungimirante, coinvolgente".
Ad Arcumeggia si è verificato un mirabile connubio tra sviluppo sociale, coinvolgimento dei cittadini, arte, comunicazione. "Questa tesi è un esempio felice di ciò che un'Università può fare sul territorio – commenta Minazzi – Con la cultura si mangia. Questa, da sola, è in grado di creare occasioni di sviluppo e di crescita, di opportunità per le nuove generazioni. Bisogna convincersi di ciò e tornare ad investire entro questa certezza. L'Università deve sempre più farsi coinvolgere in ricerche e in studi che non sono solo operazioni di memoria storica ma veri cantieri di rilancio di un territorio geografico preciso. E' questa la funzione dell'Università".