Le bellezze del Lago Maggiore, terraglia forte,
SCI, 1927, coll. privata
Mentre la Triennale e Palazzo Pirelli omaggiano la figura di Gio Ponti, al Museo Bagatti Valsecchi, nel cuore di Milano, le studiose Anty Pansera e Mariateresa Chirico, in collaborazione con il MIDeC (Museo Internazionale Design Ceramico) di Laveno Mombello, hanno da poco inaugurato un'interessante retrospettiva dedicata all'amico-rivale del grande architetto milanese, il designer e ceramista triestino Guido Andloviz (1900-1971). Nove anni di differenza e due linguaggi eclettici, uniti da un'impareggiabile passione per la ceramica. È con questi due grandi autori che l'arte del made in Italy ha raggiunto livelli altissimi. Andloviz ha saputo esprimersi con costanza, eleganza e sobrietà, sbizzarrendosi tra forme classiche e minimaliste, accostamenti personali e del tutto azzardati. Serie e pezzi unici dove alle decorazioni astratto-geometriche degli anni Venti, ricoperte con smaltature monocrome dalle tinte accese (gialli, rossi, arancioni e verdi), volutamente epurate da inutili vezzi ornamentali, si susseguono maioliche e porcellane ispirate alle manifatture settecentesche, lombarde e venete. Linee pulite e dal gusto "decò", alternano agli elementi
forte, SCI, metà anni Trenta, Coll. Visconti
geometrici della prima produzione, figure policrome e scene agresti: fondi decorati con animali, cacciatori, contadinelle, viandanti, signore in ghingheri o maschere della commedia.
Tanti gli esemplari raffiguranti la Vecchia Milano, ma ancor più numerosi quelli dedicati alle vedute paesaggistiche del Lago Maggiore che rispecchiano, negli anni '30 e '40, il suo gusto tematico e cromatico per il "giapponismo". Coniugando queste influenze con le ascendenze della cultura Mitteleuropea, le esperienze francesi e quelle del secondo Futurismo, Andloviz è riuscito a mixare un design di alto livello con la monotonia della produzione di serie. Una mescolanza di stili che ha segnato positivamente le sorti della storica industria di ceramica di Laveno, fondata nel 1856 dalle famiglie Carnelli, Caspani e Revelli, e poi fusasi nel 1965 con l'inossidabile Richard-Ginori.
In mostra anche una sezione dedicata ai progetti e ai disegni, che portano alla luce il suo grande interesse per i materiali innovativi. Come affermano le due curatrici «il suo segno, felicemente pittorico – costante il suo "trascrivere" la realtà attraverso disegni – si è via via aggiornato negli anni, al passo con le diverse espressioni artistiche». Chiude l'esposizione, una sala dedicata alla designer Antonia Campi (Sondrio, 1921), succedutagli alla direzione della SCI nel 1962. È a lei, e alla sua fucina di forme estrose, che il Museo dedicherà la prossima mostra monografica.
Il decoro in tavola. Forme e colori di Guido Andloviz
Dal 10 maggio al 3 luglio 2011
Museo Bagatti Valsecchi
Milano, via Gesù 5
a cura di Anty Pansera e Mariateresa Chirico
Tel. 02 76006132
info@museobagattivalsecchi.org
Orari: da martedì a domenica, dalle 13.00 alle 17.45