Lanzo di Intelvi, località nota per la rinomata clinica ortopedica. Non molti però sanno che poco lontano dalla clinica stessa, dopo una bella passeggiata di montagna, si giunge in un vero e proprio sito archeologico, un insediamento risalente all'età del Bronzo. Qui negli ultimi anni hanno operato i volontari del Museo Archeologico di Como, sotto la guida della conservatrice Marina Uboldi con la direzione scientifica della Ditta Sap di Mantova.
L'inizio della storia – Fu Antonio Magni il primo a indagare il sito, "scoperto" dallo studioso Vincenzo Barelli e dal viaggiatore americano Andrews: venne identificato con un castelliere, cioè un luogo fortificato. La natura del luogo emerge anche dal nome del monte, Caslè, forma alterata di castello. Nel 1952 fu il Degrassi a compiere un nuovo intervento di ricerca, per la Soprintendenza della Lombardia, aprendo dodici sondaggi.
La geografia del luogo – Il monte si trova fra i comuni di Lanzo e Ramponio e raggiunge l'altezza massima di
1045 metri, in posizione dominante sul Lago di Lugano. Nei decenni il paesaggio è molto cambiato: nei suoi testi il Magni parla di un monte brullo, spoglio, roccioso, mentre oggi si presenta coperto da un bosco di faggi e larici, risultato di un'opera di rimboschimento degli anni centrali del Novecento, probabilmente legata alla costruzione della clinica.
Il progetto del Museo – Dal 2004 il Museo di Como opera nel sito, con campagne archeologiche estive, momento anche di formazione per gli studenti di varie università italiane. Le indagini si sono svolte soprattutto sulla vetta del monte e nell'area dell'antica Bolla, piccolo lago artificiale.
I risultati: il muro – Nei primi anni l'attività principale è consistita nel portare in luce la cinta muraria, oggi visibile per una lunghezza di oltre 70 metri, che segue il bordo del castelliere: è larga circa 4 metri, si conserva per una altezza massima di 1,5 metri ed è formata da blocchi di calcare di medie e grandi dimensioni, parzialmente sbozzati, disposti con tecnica a sacco, senza traccia di
legante.
Le strutture – Si è poi proceduto per saggi, aprendo infine un'area di circa 250 metri quadrati. Dallo scavo sono emerse antiche abitazioni, semplici capanne identificate da pietre allineate a formare muretti contro terra, perpendicolari al muro di cinta. Un masso erratico giganteggia nel sito e scavi recentissimi hanno evidenziato ai suoi piedi la presenza di un edificio in pietra, la cui indagine dovrà continuare nelle prossime campagne.
Gli oggetti – Oltre alle strutture sono emersi parecchi materiali archeologici. Si tratta soprattutto vasi di uso comune.di ceramica grezza, frammentaria, lavorata a mano senza tornio. Sono anche presenti macine in pietra e carboni, semi che le analisi di laboratorio permetteranno di identificare.
L'archeologia, quindi, a pochi passi da noi. Il monte Caslè è meta di appassionati della montagna e senza dubbio il sito archeologico, oggi in parte visibile e con una cartellonistica in allestimento, ne aumenta l'interesse e la storia. Parlare dell'Età del Bronzo significa ritornare indietro a 4000 anni fa e pensare a degli antichi abitanti sui nostri monti è affascinante. L'archeologia è anche creare una suggestione.