chiostro di Voltorre
Splendidamente incastonato nel verde delle boscose pendici del monte Nudo, il paesino di Arcumeggia è un piccolo ma prezioso gioiello dell'arte italiana. Esso, infatti, può vantarsi di essere il primo Paese Dipinto d'Italia, il predecessore di ogni altra iniziativa simile, nonché quello che ha polarizzato intorno a sé il maggior numero di artisti famosi, di eventi culturali, di visitatori illustri. Perché Arcumeggia non è solamente un Paese Dipinto, è una vera e propria "Galleria all'aperto dell'affresco", dove l'arte serpeggia silenziosa lungo le tortuose stradine del borgo, vi prende dimora sistemandosi sui muri accoglienti delle abitazioni, vive tranquilla fianco a fianco con gli altri abitanti. Ad Arcumeggia l'arte è di casa, si fa vicina alle persone comuni e ci convive con naturalezza giorno dopo giorno, nella semplice quotidianità: e, proprio per questo, rende la quotidianità straordinaria.
Un luogo così incantevole, nato da un'iniziativa così significativa, merita di essere omaggiato e valorizzato. Ed è quello che hanno voluto fare gli artisti Ignazio Campagna, Massimo Conconi, Emilio Corti e Marco Zanzottera, con la loro mostra collettiva itinerante, organizzata come "Gruppo Artistico CCCZ", e dall'emblematico titolo "Omaggio ad Arcumeggia". Un titolo che, come commenta Angelo Viola, presidente dell'Associazione Pro Arcumeggia, fa pensare a "quando l'arte si inchina all'arte", aggiungendo bellezza a bellezza, in un circolo virtuoso e arricchente.
Due pittori, Conconi e Corti, e due scultori, Campagna e Zanzottera, che con i loro peculiari e differenti stili
offrono scorci e prospettive diverse del piccolo borgo dipinto, filtrandolo ciascuno secondo la propria sensibilità, e ritrasmettendone degli aspetti arricchiti dalla propria creatività artistica.
Le opere di Conconi sono caratterizzate da una viva originalità, dalla volontà di sperimentare e di esplorare nuovi e sorprendenti orizzonti espressivi, ad esempio con l'utilizzo di materiali alternativi e incorporando nei quadri anche svariati oggetti di riuso. Come in "Quella sera ad Arcumeggia", dove domina un'estrema verticalità, un senso di elevazione emotiva e spirituale, richiamando l'idea di un cielo serale spiato da un'alta e stretta fenditura. Il blu del cielo vespertino si contrappone al rossore stemperato nel bianco di "Ricordando antiche ferite poetiche", un'opera che, diversamente dalla prima, è adagiata in un'assoluta orizzontalità.
Immergendosi poi nelle avvolgenti atmosfere notturne, e quasi respirandone l'aria, Conconi ne ricrea con magistrale abilità la vibrante carica dinamica, come in "Notturno", dove l'opera stessa è composita, con tre parti disposte liberamente in modo da sfuggire alla consueta forma del quadro componendo, con maggior liberta, un perimetro irregolare.
Emilio Corti ha colto con speciale ricettività e intuito il fascino struggente di quei luoghi rurali e incontaminati, dipingendo delle incantevoli vedute aeree del paesino, come in "Sole tra le case" e "Nel verde", o inoltrandosi nei suoi vicoli di notte, come in "I muri di Arcumeggia raccontano". La sua pittura è dotata di intensa introspezione, frutto di una profonda rielaborazione interiore, che rendono l'artista capace di rifoggiare gli elementi paesaggistici e naturalistici, trasfigurandoli. Corti infatti, non si limita a ritrarre un paesaggio, bensì porge l'orecchio e lo ascolta, si lascia suggestionare dai segreti che esso ha da narrare, per poi riportarli sulla tela con la maestria d'un poeta d'immagini.
Ignazio Campagna ha tratto l'ispirazione per le sue sculture attingendola principalmente dagli affreschi stessi di Arcumeggia, rievocando così alcuni di quelli che sono i simboli celebri del paesino. Chiaro esempio è "Il bocc", cui fa seguito "Il piccolo Bocc": ovvero il caprone, effige storica di Arcumeggia, affrescata da Galbiati.
Ritroviamo, inoltre, il "San Martino", ripreso da Giuseppe Montanari. In modo particolare, Campagna ha sentito un'affinità con gli affreschi di Sante Monachesi, colpito soprattutto dal suo stile con cui riusciva a combinare elementi dalle forme sinuose accanto a linee rigide, angolute e puntute: un esempio sono "Le donne di Arcumeggia". Tra l'altro, il materiale utilizzato per alcune di queste sculture, come per "Luna", è innovativo: si tratta del Rhodoid, una sorta di plastica di origine vegetale e biodegradabile, lavorata in modo molto simile al marmo, per abrasione e attraverso l'uso di frese (a freddo e non a caldo come richiesto dal marmo).
Anche Zanzottera ha plasmato le sue opere riferendosi ad alcune famose immagini affrescate, donando tridimensionalità a soggetti prima solo bidimensionali. Ad esempio, "Ragazza alla finestra" è una citazione di Brancacci, mentre "Maternità contadina" richiama Bruno Saetti. Un aspetto che contraddistingue la scultura di Zanzottera è il contrasto, anche tattile, che egli provoca nelle sue opere inserendo dei tagli, perfettamente lisci e levigati, producendo una straordinaria sensazione di voluta paradossalità, in un gioco sia visuale e cromatico, sia epidermico e plastico.
Pur nella rispettiva diversità di ognuno di loro, colpisce, infine, l'armonia e la reciproca sintonia che unisce le varie opere, amalgamandole in modo ottimale l'una con l'altra.
Omaggio ad Arcumeggia
Mostra itinerante nel territorio delle valli del Verbano,
Opere di Campagna, Conconi, Corti e Zanzottera
Dal 9 luglio al 28 agosto 2011
Chiostro di Voltorre, Gavirate
Orari: da martedì a domenica, dalle 10.00 alle 12.30; dalle 14.00 alle 18.00
chiuso il 15 agosto