Passeggiando oggi per il Museo Archeologico di Milano, presso il Castello Sforzesco, ci si può imbattere, nell'ultima sala, in una vetrina dove è conservata una bella spada con una impugnatura che ricorda una figura umana. Si tratta di uno degli oggetti emersi in scavi casuali a Malnate, località Rogoredo, oltre cento anni fa.
La scoperta e lo scavo – All'epoca, la notizia fece scalpore e finì sui giornali locali, come La Lombardia, del 3 novembre 1890. A seguire i lavori fu poi l'archeologo Castelfranco, grande esperto di scavi e di storia locale, aiutato da due contadini del posto. Dagli scavi emersero due sepolture a cremazione, contenenti alcuni oggetti di corredo, quegli oggetti cioè che avrebbero dovuto accompagnare il defunto nell'aldilà.
La sepoltura femminile – Una delle due sepolture fu distinta come femminile: qui si trovavano ben cinque contenitori in ceramica di uso quotidiano, di produzione celtica. Accanto a questi elementi locali, c'erano frammenti di ceramica definita a vernice nera, cioè con un rivestimento nero coprente, di importazione centro-italica. Non solo vasi: un bracciale in vetro azzurro, due frammenti di fibula, la spilla usata per tenere uniti la veste e il mantello.
La sepoltura maschile – L'altra sepoltura era maschile e presentava una spada, un frammento di catena di ferro
ed un anello, molto probabilmente sostegni all'arma. Di grande interesse è soprattutto la spada in ferro, di cui oggi un calco è visibile anche a Malnate, presso il Museo di Scienze Naturali, in particolare per l'impugnatura.
Come già anticipato, essa rappresenta una figura umana ed è per questo definita antropoide: si possono distinguere la testa, di forma rotonda, con occhi e capelli incisi, il corpo caratterizzato da tre rigonfiamenti, le gambe divaricate, un braccio che si conclude in un bottone appiattito.
I Celti e Malnate – I materiali risalgono alla metà del II secolo avanti Cristo, si riferiscono alla cultura La Tène, cioè la cultura celtica che si diffuse nel nord Italia a partire dal IV secolo a.C. Le fonti letterarie raccontano e i ritrovamenti archeologici confermano che in quel periodo popolazioni celtiche, o galliche, organizzate in tribù (Insubri, Cenomani, Senoni…) scesero dall'Europa all'Italia: qui si insediarono stabilmente in villaggi, fra cui anche l'attuale Milano, scelta per la posizione centrale nella Pianura Padana, e riuscirono addirittura a assediare e saccheggiare Roma nel 390 avanti Cristo.
Ma chi erano questi Celti? Si trattava di popoli bellicosi, organizzati in una aristocrazia militare, come testimoniano le armi trovate nelle sepolture, che vivevano in villaggi fortificati, scarsamente documentati dall'archeologia perché in materiale deperibile, come
legno e paglia. Ben conoscevano l'uso dei metalli, soprattutto bronzo e ferro, lavorati sia per armi che per raffinati ornamenti, spesso animali o vegetali.
Tutti questi dati testimoniano a Malnate la presenza o almeno il passaggio di tribù celtiche, a partire dal II secolo avanti Cristo.
Osmosi culturale – La ceramica a vernice nera permette di ampliare il discorso, infatti segnala un contatto fra Celti e Roma e l'importazione dal mondo centro-italico di oggetti tipici quali i contenitori ceramici. Roma era in quegli anni il maggior interlocutore delle popolazioni dell'Italia settentrionale. Non a caso dal II secolo avanti Cristo prese avvio la cosiddetta romanizzazione: le popolazioni galliche, sconfitte dai Romani nel 222 a.C., anno della capitolazione di Milano, nei decenni abbandonarono i propri usi, costumi assumendo caratteristiche del mondo latino, come la lingua e le istituzioni politiche. La scoperte archeologiche testimoniano ciò: nei corredi progressivamente spariscono gli elementi celtici, quali le armi, e appaiono oggetti di tradizione romana, come la ceramica a vernice nera.
Le sepolture di Malnate si pongono proprio in questa fase di passaggio, dato importante perché testimonia come la zona del Varesotto sia stata capillarmente coinvolta nei grandi fenomeni storici del passato.