Gli anni della formazione – Bernardo Bellotto nasce a Venezia da Lorenzo e Fiorenza Canal il 20 maggio 1722. la madre era sorella di Antonio, il celebre Canaletto. Presso la bottega dello zio, Bernardo venne avviato all'arte, con successo e meriti se già nel 1738 risulta associato alla fraglia, cioè alla corporazione, dei pittori. Con la partenza di Canaletto per Londra, nel 1745, Bellotto si formerà nell'ombra della fama e dei successi dello zio, frequentando le compagnie e ascoltando i fervidi dibattiti culturali. A Venezia, in realtà, Bellotto lavora per un periodo davvero esiguo: quattro anni tra il 1738 e il 1742 in modo continuativo.
I primi viaggi – Dopo questo periodo iniziano le uscite di Bernardo da Venezia, quasi delle peregrinazioni alle fonti di una poetica o alla ricerca di ragioni e radici per una rimeditazione della sua arte. Prima tappa del suo viaggio italiano Firenze, Lucca, poi Roma nel 1742. in questi dipinti la grazia aristocratica, capricciosa e intellettuale di Canaletto (che pur sopravvive in alcune deliziose vedute) non compare praticamente più: scompare il pulviscolo dorato che Canaletto usa frapporre fra spettatore e
dipinto, e si rafforza invece la solidità e la concretezza delle forme, con una resa ancor più oggettiva dell'ambiente. Il giovane artista ha compito pienamente il suo iter; pur servendosi del linguaggio appreso nella bottega del maestro, egli sta conseguendo risultati che ne negano per la gran parte la poetica: Bernardo è ormai maturo per un ulteriore distacco.
I "ritratti" della Lombardia – La Lombardia, Torino, Verona, sono gli scenari entro i quali si consuma la piena autonomizzazione di Bellotto; gli estremi cronologici sono gli anni 1744-1746. Dalla decina di dipinti di soggetto lombardo, un posto eminente spetta ai paesaggi di Vaprio d'Adda e Canonica. Le prime vedute della campagna lombarda eseguite per il conte Antonio Simonetta e per sua moglie Teresa Castelbarco, il cui salotto era uno dei più frequentati di Milano, sono oggi conservate al Metropolitan Museum of Art. Con questi soggetti fa irruzione nella pittura di Bernardo il paesaggio in veste di grande protagonista. La natura vi è studiata in tutte le possibili accezioni e in ogni significato: occasione cromatica e luministica; scenario dell'attività dell'uomo nella sua essenziale quotidianità. La luce è tersa e cristallina, i colori tendenzialmente
freddi, la costruzione dello scenario sapientissima, l'impaginazione sommessa e antieroica ma di grande e solenne respiro. Nessun altro pittore del suo tempo concepisce un paesaggio reale con altrettanta maestosità e con altrettanto sospeso rispetto per il susseguirsi lento e maestoso dei livelli del terreno, dei toni di colore, dell'intensità delle fasce luminose, per il distendersi delle quinte naturali del paesaggio fino all'estremo limite delle alpi.
Le vedute della Gazzada. Da Vaprio il pittore si spostò a Gazzada, verosimilmente ospite nella villa di Gabrio e Giuseppe Perabò, due nobili varesini che erano in stretti rapporti con il cardinale Pozzobonelli, dal quale era venuta a Bellotto anche la commissione della veduta milanese con le chiese di Sant'Eufemia e di San Paolo Converso. Fu dunque per la famiglia dei Perabò e non per quella dei Melzi, divenuti proprietari della villa solo nel 1838, che Bellotto eseguì la Veduta di Gazzada e La villa Perabò Melzi a Gazzada, due capolavori assoluti conservati alla Pinacoteca di Brera in cui la poesia delle umili case quasi aggrappate alla chiesa e immerse nella elegiaca bellezza della natura circostante viene esaltata dalla qualità contingente, transeunte, di una luce che imprime alle composizioni accenti quasi surreali, ben diversi dalle atmosfere immobili e traslucide dei cieli canalettiani eternamente sereni. Bellotto dipinse queste due tele all'età di circa 26 anni, prima di lasciare l'Italia per l'Europa, Dresda, alla corte di Federico Augusto II di Sassonia.