"É il profondo mistero, è il volere o non volere/ É il vento che soffia, è la fine della discesa/ É la pioggia che cade, l'incontro con il ruscello/ É il piede, é il suolo, è la marcia forzata,/ Uccellino nella mano, sasso lanciato con la fionda/ E' un ruscello, è una fonte, è un pezzo di pane/ É il progetto della casa, é il corpo nel letto/ Sono le piogge di marzo che chiudono l'estate/ É la promessa di vita nel tuo cuore".
Questi versi semplici (ma anche semplici versi), dondolanti sopra il ritmo della bossa nova, rappresentano forse la più preziosa tra le eredità di Elis Regina, tragicamente scomparsa nel 1982.
Un lento e dolce concatenarsi di piccole cose, di un ruscello di acque fresche, di un pezzo di pane, di un progetto futuro.
Nella chiacchierata insieme con Francesca Scauda e Giampaolo Martinelli, prendiamo spunto dalla mostra
allestita lo scorso maggio al Castello di Masnago e da qualche frase di Charles Péguy. "Si può costruire il futuro sono quando si hanno dei sogni e si possono avere dei sogni solo quando si è ancora in grado di stupirsi", spiega Francesca Scauda.
"Stupirsi non vuol dire banalmente rimanere a bocca e ad occhi aperti. Lo stupore prende e coinvolge anche il cuore", commenta Giampaolo Martinelli del Forum Associazioni Familiari di Varese.
La chiacchierata fa un passo a ritroso, trovando terreno fertile nelle pagine dell'ultimo libro di Mario Calabresi: "Cosa tiene accese le stelle".
Come si diventa grandi? Esiste davvero un'età dell'oro nella storia dell'Uomo e di ciascun uomo?
Forse vale la pena essere ottimisti, non "se" o "nonostante" ma "in virtù" del presente e della realtà quotidiana e condivisa.
Oggi, l'essere cinici, volgari e violenti è diventato titolo di merito. Ma se non riusciamo ad allargare lo sguardo allo stupore si perde la possibilità di guardare al futuro.
La chiacchierata si allarga ma senza disperdersi.
Per fortuna, qualche volta, succede che una piccola mostra possa lasciare il segno, senza essere un'occasione effimera.