Rapporto tra pittura e architettura – Quanto c'è di vero nel "ritratto di paesaggio" del pittore Bernardo Bellotto che, tra il 1740 e il '44, rappresentò su tela la splendida Villa Cagnola di Gazzada? A condurre il lettore, passo dopo passo, tra diverse ed approfondite considerazioni di natura storica – e non solo – ci pensa l'architetto Gianpaolo Cisotto nell'ultimo numero della Rivista "La Gazzada" (pagg. 37-42).
La villa e le sue amenità – Il complesso monumentale, che oggi è sede di convegni, studi e manifestazioni culturali e conserva, nella parte adibita a museo, la prestigiosa "Collezione Cagnola", si estende su di un vasto parco collinare, posto sulla conca del lago di Varese.
Nelle pagine della rivista, si comincia, tanto per mettere subito un po' di chiarezza, dal nome della dimora che denuncia vari passaggi di proprietà ed una storia complessa e stratificata: villa Perabò-Melzi-Cagnola. Si passa così alle fasi costruttive dell'edificio e alle ipotesi di pre-esistenze di insediamenti religiosi di Umiliati.
Il momento storico più ricco di conseguenze per la veduta dipinta dal Bellotto – e oggi conservata alla Pinacoteca di Brera – comincia però nel XVIII secolo. Cisotto analizza e descrive la curiosa planimetria a T, l'alzato, la componente rustica, la presenza di una torre colombaia e la strada pubblica che separa la dimora dal proprio giardino. Si arriva così al 1850 quando Giuseppe Cagnola diventa il nuovo proprietario: la villa acquistata dai Melzi viene ampliata ed impreziosita dal giardino sud in "stile italiano". Gli architetti responsabili sono Chierichetti e, qualche tempo dopo, Majnoni.
Nelle pagine successive dell'affondo si comparano i dipinti del Bellotto con quelli di Carlo Bossoli. Il primo, di origine veneta, si trasferisce ben presto a Vaprio dove esegue quattro vedute di Villa Simonetta, per poi ricevere, nel capoluogo lombardo, importanti e prestigiose committenze dal cardinal Giuseppe Pozzobonelli (1696-1783) che, con ogni probabilità, indirezzerà il nostro pittore a Gazzada. Avendo la possibilità di consultare le mappe redatte dagli
agrimensori statali, il Bellotto si dimostra fedele alle prospettive spaziale e costruttiva della villa di Gazzada. Ma si concede una sorta di licenza, inserendo anche il lago e la veduta delle Alpi. Un vero e proprio capriccio, una forzatura altamente suggestiva che aveva lo scopo di dimostrare l'amenità del luogo e la vastità dell'intorno verde.
Carlo Bossoli, dipinge, su commissione del proprietario Carlo Cagnola, due vedute della villa, conservate in situ: contrariamente alle vedute del Bellotto, le due opere ritraggono solo la villa, in una descrizione più stringata, fedele al dato essenziale, realistica, si direbbe oggi. L'artista sceglie così la veduta a sud e quella verso ovest: quest'ultima corrisponde in parte alla porzione superiore del quadro del Bellotto in quanto sono ben visibili il Lago di Varese e il Monte Rosa, mentre in primo piano c'è il parco: la villa non si vede ma si intuisce.
Nello studio di Cisotto seguono i dati dei mappali di proprietà del Catasto Teresiano (1751) e di quello Cessato Lombardo (1856): ulteriori e decisivi contributi che permettono di meglio chiarire le fasi costruttive e le caratteristiche architettoniche dell'antica dimora di Gazzada.