Fabrizio Capenti, figlio di Tiziano, è una nuova entrata nel gruppo fotografico lonatese: quest'anno è infatti la prima volta che espone col gruppo. I soggetti dei suoi scatti sono principalmente aeroplani, sia di linea che da guerra, colti nelle loro spettacolari acrobazie.
Curiosamente, sia il suo stile sia la scelta dei soggetti sono quasi all'opposto rispetto alle opere del padre, Tiziano Capenti: mentre quest'ultimo utilizza infatti tempi di esposizione molto lunghi, e tanta pazienza, per ritrarre insetti e animali a distanze ravvicinate, Fabrizio deve cercare di "cogliere l'attimo" al volo, con tempi di esposizione estremamente brevi per immortalare l'istante giusto in cui gli aeroplani sfrecciano. Si può quasi dire che le loro opere, accostate, siano in un rapporto dialettico reciprocamente complementare. Vediamo dunque la genesi delle opere di Fabrizio Capenti.
Come sei arrivato a scattare foto di aerei?
"Sono sempre stato appassionato di aerei; sono anche ingegnere aerospaziale, per cui riesco ad unire la passione che ho per la fotografia con quella per gli aerei. Raccolgo foto girando un po' l'Italia e un po' anche l'Europa".
Per esempio, dove vai principalmente a realizzare queste foto?
"Ad esempio, sono andato a Nido di Jesolo, dove a giugno di quest'anno c'è stata una manifestazione. Poi ho visitato anche l'Austria, sempre in occasione di una manifestazione, e sono rimasto lì per cinque giorni, ospite della base militare. Poi sono stato in Svizzera, durante un'esercitazione di tiro, dove gli aerei dell'aviazione svizzera si sono esercitati ad un "tiro al
bersaglio" volando fra le montagne, ad oltre duemila metri di quota".
Quelli che sono rappresentati lì nella foto sono dei missili appena lanciati?
"No, non proprio: quelle sono delle contromisure lanciate per far sì che i missili inseguano le loro fonti di calore, e non colpiscano gli aerei: in pratica, diventano degli obbiettivi per i missili che sono stati sparati contro quegli aerei che le lanciano".
Altri luoghi in cui sei andato?
"All'aeroporto di Venegono, e in aeroporti civili come quello di Malpensa o di Zurigo. Purtroppo, in Italia non sempre ci è permesso di scattare foto: a volte arriva la Polizia a mandarti via, o comunque chiede cosa stai facendo. Mentre all'estero, ad esempio nell'aeroporto civile di Zurigo, ci sono addirittura dei buchi nelle reti fatti apposta per infilare il tuo obbiettivo e scattare foto. Ci sono migliaia di persone, magari anche delle famiglie intere, che invece di andare al parco decidono di portare i figli a fare un giro attorno al perimetro aeroportuale: così nel frattempo si gustano la vista del volo degli aerei e trascorrono una giornata diversa dal solito. E spesso le aree apposite dove è possibile fare le foto sono attrezzate anche con bar, in modo da poter fare tutto a proprio agio. Ad esempio, quelle due foto sono state fatte dalla terrazza panoramica dell'aeroporto, accessibile pagando semplicemente due franchi. Sarebbe ottimo se anche in Italia si organizzassero in questo modo. In fondo, è anche un sistema per controllare maggiormente la gente che c'è attorno all'aeroporto: i fotografi abituali, magari già conosciuti dalla Polizia, possono avvisarla se notano qualcosa di insolito e di sospetto. Questo avviene spesso all'estero, ad esempio a Londra".
Notavo che alcuni aerei in volo sembrano quasi siano stati ripresi addirittura dall'alto. Com'è possibile?
"È un'illusione ottica, creata dal fatto di avere degli obiettivi che ti permettono di avvicinarti con lo zoom. Per esempio, l'aereo di quella foto sembra quasi essere alla mia stessa altezza di spettatore, e invece no, io ero sulla spiaggia e l'aereo a un centinaio di metri dal mare: si può vedere sul vetro a specchio della cabina il riflesso della spiaggia".
Bisogna riuscire a cogliere l'aereo nel momento giusto, evitando di dare l'effetto mosso.
"Infatti. Bisogna riuscire a seguirlo, saper zoomare, e usare dei tempi di esposizione molto brevi. Con la velocità che hanno gli aerei, soprattutto in questo caso in cui erano appena decollati, così vicini, e che erano sui trecento o quattrocento chilometri orari, bisogna essere rapidissimi a fotografarli, nel giro di alcuni millesimi di secondo. Bisogna seguire con attenzione il soggetto in movimento: in questa foto, poi, ci sono passati molto vicino, sotto i cento metri, in alcuni momenti nelle foto l'aereo non ci stava nemmeno dentro tutto. Anche
questo, sembra già sulle nuvole, e invece è appena decollato: ci sono degli accorgimenti da seguire per ottenere questo effetto, e soprattutto bisogna coglierlo nel momento giusto".
Quando ti dedichi a questa attività?
"Sono appassionato e nel tempo libero, quando posso, mi organizzo e vado a vedere questo genere di manifestazioni di aerei acrobatici. Spesso bisogna fare una levataccia, in un certo senso si deve fare anche qualche sacrificio. Per scattare questa foto sono dovuto salire fino a 2.400 metri di quota. Ero in Svizzera, sono partito a mezzanotte e ho dovuto fare circa tre ore di cammino. Però mi piace riuscire ad unire queste due mie passioni, che mi danno molta soddisfazione".
Dal punto di vista tecnico il tuo metodo è quasi l'opposto rispetto ai metodi di tuo padre: lui usa tempi di scatto molto lunghi e meditati, tu invece devi destreggiarti in pochi istanti, in una sorta di "carpe diem". È una bella dialettica.
"Sì, in effetti è così. Lui deve fare appostamenti e preparativi, io invece devo decidere in pochi istanti e catturare sul momento la posizione giusta; devo interpretare, e per certi aspetti anche capire e prevedere cosa farà l'aereo. Anch'io ovviamente devo trovare in anticipo la posizione migliore dove mettermi, tenendo conto del sole, di eventuali ostacoli ed impedimenti visivi, quali le altre persone che sono lì come spettatori. In Austria ho avuto la possibilità di essere portato in giro dai militari austriaci, con punti di osservazione privilegiati, eravamo un gruppo più ristretto posto davanti al pubblico. Se invece si è in mezzo alla folla, è ancora più difficile seguire il soggetto e riprenderlo. Ma quando si riesce, i risultati ripagano".
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Domenica 9 ottobre 2011
Lonate Ceppino