Di viaggi e di umiltà – Giancarlo Balansino Jr, pittore e figlio d'arte, racconta il proprio tragitto di creatività: "Il viaggio che alimenta e dà corpo alla mia pittura, non è mai una semplice cronaca di terre e paesaggi visitati, porta invece con sè un calore geografico-emotivo, i ricordi e gli affetti personali di volti di uomini e donne incontrati, di lingue ascoltate ed apprese. Uno fra i miei primi cicli pittorici è dedicata alla Negritudine, alla disperazione senza ragione dei bimbi africani. Si tratta di un viaggio doloroso e immaginario, di una prima embrionale risposta a quella personale vocazione di conoscere e di attraversare mondi e culture differenti".
E di viaggi Balansino ne ha compiuti davvero tanti: dalla Russia, al Brasile, dall'India al Mediterraneo, a volte sulle tracce di Joseph Rudyard Kipling, altre volte seguendo le rotte di Emilio Salgari.
"Ogni viaggio è un atto di umiltà", scriveva Piovene. E Balansino lo sa bene quanta fatica, sacrificio e "testa bassa" richede il calcare un suolo straniero, entrare da ospite, forestiero, pellegrino, mendicante in un terra, in una casa che non è la tua. Ma la ricompensa, l'arricchimento culturale e l'affetto umano che si ricevono in cambio, valgono l'avventura.
"Credo di aver ereditato da mio padre una certa celerità di esecuzione nella stesura dei colori, un tratto e un modus operandi quasi da Post-Impressionista. Occorre catturare e fermare sulla tela il movimento e il cammino della luce solare, il rincorrersi di nuvole e ombre, l'espressione fugace su un volto di donna o di bambino".