"Il colore, la parlata e il sapore della terra marchigiana mi scorrono nelle vene". E' un fiume in piena la conversazione con l'artista Piero Cicoli, talento di livello internazionale e dall'indiscussa stoffa di docente, prima al Liceo Artistico Frattini di Varese, dal 1971 al 1995 e, succesivamente, come titolare della cattedra di pittura all'Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Como.
Elogio della formazione – Il suo è un racconto pieno di aneddoti del mestiere d'artista, del lavoro che richiede tanta conoscenza, competenza, destrezza, professionalità e un lungo apprendistato.
La citazione delle "pisciatine" per rendere migliore, più acida e più duttile la buona terra di Urbania, adatta alla ceramica artistica, è chiarificatrice e delucidatoria a proposito di un'esistenza davvero votata alla creatività e impregnata di ricordi e ricchissime esperienze genuine, reali, per nulla da fiction.
E la grande competenza emerge anche dall'uso della terminologia tecnica e da una sensibilità estetica invidiabile che tira in mezzo Giorgio da Gubbio e la dinastia dei Della Robbia. "Nasco infatti come ceramista, grazie anche alla formazione presso la Scuola del Libro di Urbino. Tutto, allora, ci parlava di bellezza e di ispirazione: il colore, gli esempi di Bramante, Piero della Francesca e il paesaggio che ammiravamo dalle finestre rinascimentali dei torricini del Palazzo Ducale, capolavoro grandioso di Luciano Laurana, incaricato dal duca Federico da Montefeltro di trasformare la sua residenza in una corte rinascimentale".
Il maestro che indica e sceglie – Poi Cicoli ricorda i suoi maestri, tra i più grandi incisori italiani: "Sono stato scelto da Carlo Ceci perchè così si usava, allora. I professori della Scuola, dopo il primo anno, sceglievano gli allievi per una determinata strada e per un certo sentiero artistico. Lì imparavamo a disegnare, lì si apprendeva il mestiere da mettere a servizio della creatività".
Oltre il pensiero, oltre il progetto da solipsismo, oltre l'istinto gestuale, Cicoli parla di un'arte che si impara e si trasmette, che può crescere con il tempo, dopo anni di applicazione, di studi, di sacrifici, di sbagli e di correzioni.
Tornando alla cronaca, sarà aperta al pubblico, a partire dal 10 dicembre, la mostra dell'Associazione Liberi Artisti di Varese, condotta da Marcello Morandini e attualmente ospitata alla Fondazione Bandera di Busto Arsizio.
"Una delle caratteristiche di questo sodalizio artistico, cui appartengo – spiega Cicoli – è quello di avere cinque vice-presidenti, ognuno dei quali "abbraccia e sovrintende" una zona della provincia di Varese, coordinandola e indirizzandola. Poi stà al Presidente Morandini "tenere il timone" unico e indirizzato, per le direttive e le disposizioni unitarie e valide per tutti".
Una teoria includente e non escludente.