miniato da Simone Martini
A Santa Maria degli Angeli di Lugano si conservano dieci libri da coro, un splendido corpus liturgico, eseguiti tra il 1685-88, firmati e datati da miniatori lombardi.
Si tratta idi un gruppo omogeneo di manoscritti miniati di dimensioni, sopravvissuti alla soppressione del convento francescano avvenuta nel 1848 e oggi divisi tra il museo parrocchiale di S. Maria degli Angeli e la biblioteca cantonale di Lugano.
Frati miniatori – I corali secenteschi sono firmati nel colophon (alla fine del codice): quattro recano il nome di fra' Bonaventura à Varisio e cinque di fra' Ferdinandus à Vicomercato. Le date e l'uniformità stilistica ha fatto ipotizzare che i due miniatori/scribi lavorassero assieme, dividendosi il lavoro per volumi. Finora di fra' Bonaventura si conoscono solo quattro corali di S. Maria degli Angeli. Forse egli era "maestro" di fra' Ferdinando, al quale stava cedendo il lavoro. Esistono inoltre altri codici firmati da quest'ultimo che testimoniano l'attività successiva: un Graduale della Pinacoteca di Varallo e un Corale che si conserva nella Biblioteca del convento di Dongo.
Ogni volume, davvero di grandi dimensioni, è caratterizzato da una legatura in legno, rivestita di cuoio e ornata da placchette di metallo con impressioni a
Vimercate, Salterio notturno,
Lugano – Biblioteca Comunale
freddo che ripetono i simboli dell'ordine. Un tempo ogni colare si apriva con una grande rappresentazione di uno stemma che occupava l'intera pagina iniziale, o frontespizio: un grande stemma barocco a volute, dai cui bordi accartocciati spuntavano racemi e vantazione inflorescenze, mentre al centro erano uno o più simboli dell'ordine: le piaghe, le braccia incrociate, il serafino ardente. Lo sfondo della pagina era spesso arricchito da ramages dorati. Eleganti volute floreali facevano da cornice alle pagine, tutte ornate da iniziali arricchite da intrecci di rose, frutti, fogliami, storie a commento dei passi liturgici. Accanto a raffigurazioni tradizionali, come Sant'Antonio da Padova e San Francesco, si assiste all'inserimento di elementi iconografici nuovi apportati dalla riforma francescana, quali la figura di San Pietro d'Alcantara e l'Immacolata Concezione.
Troviamo nello stile di fra' Bonaventura una semplicità e spesso la ripetizione di modelli tradizionali dal quale risulta svincolato fra' Ferdinando. Le miniature, pur nella loro semplicità, sono curate nei particolari, con tonalità cangiati, messe in evidenza da forti chiaroscuri. Stessa tecnica è riscontrabile nelle decorazioni floreali dei bordi, e anche le iniziali sono realizzate con la stessa cura.
Purtroppo di dieci volumi solo tre non sono stati derubati del frontespizio, mentre nessun corale è stato risparmiato da mutilazioni e di più miniature.