L'archeologia che non ti aspetti, quasi alle porte di Milano: Legnano, San Giorgio su Legnano, Parabiago, Bernate Ticino, Castellanza. Perché la media valle dell'Olona fu abitata fin dall'età del Bronzo come permettono di ricostruire le testimonianze archeologiche. Proprio come aveva intuito nel primo Novecento l'ingegner Guido Sutermeister.
Il fondatore. Nato a Intra nel 1884, maturò giovanissimo una grande passione per arte, storia ed archeologia: così cominciò a raccogliere le tracce del passato che proprio in quegli anni emergevano dai lavori edilizi in Legnano. E nel 1928 fece costruire l'edificio che ancora oggi ospita le collezioni museali, a imitazione della dimora quattrocentesca della famiglia dei Lampugnani, che si trovava oltre il fiume Olona e che proprio in quegli anni era stata demolita.
Il Lapidario. Precede l'accesso al museo il portico a cinque arcate, dove è conservata la collezione epigrafica: steli funerarie, are, ossari, macine di epoca romana; frammenti di camini rinascimentali con gli stemmi delle famiglie più in vista della Legnano del XIV secolo. Famosa è la stele della gens Atilia, famiglia ben conosciuta del I secolo d.C., proveniente da Parabiago.
Antichi Silenzi. Il pianoterra del Museo espone i materiali degli scavi compiuti a Parabiago fra cui si segnalano i corredi delle sepolture rinvenute fra 1991 e 1993 in località San Lorenzo. Si trattava di 39 sepolture a cremazione, per lo più in fossa o in anfora segata, databili fra I secolo a .C e II secolo d.C. I materiali presenti nelle sepolture permettono di raccogliere informazioni relative alla comunità che lì viveva. Ci sono così vasi destinati alla cottura dei cibi, come tegami ed olle, alla mensa, come piatti e bicchieri.
La Patera di Parabiago. Sempre nella prima sala si trova la copia della famosa patera di Parabiago, il cui originale è conservato a Milano, piatto cesellato in argento legato al culto degli dei orientali Cibele e Attis.
La loggetta: dalla preistoria… La storia della media valle dell'Olona è raccontata tramite i reperti archeologici nella loggetta del Museo. Il reperto più antico è un vaso campaniforme dell'Età del rame (metà del III millennio a.C.), seguito da alcune urne cinerarie dell'Età del Bronzo (XIII secolo a.C.). Numerosi oggetti di ornamento in bronzo, provenienti da Legnano, testimoniano la cultura di Golasecca, fra VI e V secolo a.C., quando il territorio è fittamente abitato da piccoli villaggi. Parecchie anche i reperti celtici della seconda età del ferro (III-II sec.a.C.), fibule, spade ripiegate intenzionalmente, anche un
frammento di piatto che reca una scritta incisa, cioè il proprietario del vaso stesso, Kalidonos.
…all'epoca romana. Via Novara, Casina Pace, via Micca, alcune delle vie di Legnano da cui sono emerse sepolture dell'epoca romana, m anche Canegrate. Fra i materiali, spicca un prezioso balsamario in bronzo e la cosiddetta sella plicatilis in ferro, usata dai magistrati nelle loro funzioni. Da San Giorgio su Legnano proviene una piccola olla antropoprosopa, cioè con la raffigurazione di volto umano. All' epoca tardo-romana si riferiscono alcune sepolture alla cappuccina e infine riconducibili ai Longobardi sono alcuni vasi a fiasca a stralucido, spatha, punte di lancia e amboni di scudo in ferro.
Monete e vasi. Completano la raccolta museale due collezioni di grande valore. Nella Torretta sono conservate le monete, alcune di provenienza locale, altre donate e quindi di provenienza sconosciuta: esposte in ordine cronologico, sono affiancate da approfondimenti relativi all'origine e alle diverse funzioni monetali. Lo Studiolo invece raccoglie la collezione di materiali etruschi, greci e magnogreci, raccolti da Emilio Sala e concessi al Museo nel 1998. L'esposizione vuole ricostruire nell'allestimento le Wunderkammern, le stanze delle meraviglie di gusto rinascimentale. Sono in esposizione 57 oggetti, databili fra IX secolo a.C al III d.C.
Non solo archeologia. Il Museo dà spazio anche alla pittura. Nel salone d'onore al primo piano alle pareti è disposto il Trittico della battaglia di Legnano, opera di Gaetano Previati, pittore della seconda metà dell'Ottocento: le tre grandi tele ricordano infatti alcuni momenti della battaglia dei comuni lombardi del 1176 contro Federico il Barbarossa.