a Ravenna
Personaggi reali?oppure no? Provenienti dalla Persia? Varie tradizioni si fondono, soprattutto di origine orientale, in un racconto che a distanza di oltre duemila anni mantiene inalterato il proprio fascino. Dei vangeli è solo quello di Matteo a raccontare la visita dei Magi al piccolo Gesù, senza però specificarne né il numero, né la provenienza, né il ruolo sociale.
I Magi, sacerdoti persiani e non solo. Il termine Mago deriva dalla parola persiana magu ed indica, come ricorda nelle sue Storie Erodoto, i sacerdoti persiani, personaggi di grande rilievo, che sovrintendevano alle cerimonie religiose e all'iniziazione degli stessi sovrani. Nel tempo vennero assimilati ai sacerdoti zoroastriani, la cui dottrina era definita magia, fino a che, in epoca ellenistica, con magi si intendevano in modo generico astrologi, ma anche stregoni, fattucchiere, senza alcun riferimento alla provenienza.
Matteo e l'Iran. L'accezione in cui Matteo parla dei Maghi è assolutamente positiva, sono visti come sapienti degni di rispetto. D'altronde il legame fra mondo giudaico ed iranico era molto forte, fin da quando i Persiani avevano liberato gli Ebrei dalla dominazione babilonese e in epoca romana l'impero persiano era visto in alternativa a quello romano. In quest'ottica, i Magi giunsero a salutare il nuovo re dei re, portando in dono sostanze pregiate,
di Viboldone
una iniziazione rituale del vero Re del mondo.
Oro, incenso e mirra. L'interpretazione dei doni era già maturata nell'Altomedioevo: oro, simbolo del potere temporale e dell'assolutismo regale, incenso segno del potere di guarigione, mirra segno dell'immortalità dell'anima dopo la morte. Nell'ottica cristiana, invece, i tre doni alludono al regno terreno del Cristo, alla sua missione salvifica, alla passione e alla resurrezione.
Ma perché proprio tre? Probabilmente proprio il numero dei doni, tre, è una delle ragioni che portò alla raffigurazione standard dei tre Magi. Fra l'altro in alcune rappresentazioni uno dei Magi è giovane, uno è adulto, l'ultimo è vecchio, ad indicare non solo le età della vita dell'uomo.
E la stella? La storia raccontata da Matteo non può essere presa nel significato letterario, quanto piuttosto simbolico. La stella con la sua luce deve essere vista come un segno divino, non astrale, che i Magi interpretarono, grazie alla loro cultura, come l'arrivo di un nuovo re. Non a caso anche la religione iranica dell'epoca aspettava un salvatore-Rinnovatore.
I Magi nel Medioevo. Nel XIV secolo il religioso Giovanni di Hildesheim compose la Storia dei Tre Re. Nell'opera i
si conserva l'urna con le reliquie
tre Magi, Melchiorre, Baldassarre e Gaspare sono descritti come sovrani dell'India, di Babilonia e della Persia. I tre si incontrano alla periferia di Gerusalemme e procedono verso la capanna di Betlemme. Al ritorno i Magi raggiungono la collina della vittoria, ai confini dell'India, dove sorge la torre di guardia da cui era stata avvistata la stella. Qui decidono di farsi seppellire, una volta morti.
Dopo molti anni la stella torna ad annunciare ai tre la fine imminente. I Magi tornano alla Collina della verità, dove muoiono e dove verranno poi venerati dalle moltitudini.
I Magi a Milano. Secondo la tradizione fu S.Elena, la madre di Costantino a dissotterrare i corpi dei Magi e a conservarli in una teca preziosa, deposta a S.Sofia, a Costantinopoli. I corpi dei Magi furono poi trasferiti a Milano dal vescovo Eustorgio e conservati nella basilica omonima, fatta costruire dove i buoi che portavano le reliquie si sarebbero fermati. Ma nel 1164, quando Milano cadde nelle mani del Barbarossa, le reliquie vennero inviate a Colonia, come ricompensa all'arcivescovo, alleato dell'imperatore e lì ancora riposano. Solo nel Novecento Milano riuscì ad ottenere la restituzione di parte delle reliquie.
Un messaggio universale. Come leggere l'episodio dei Magi? Aprirsi a sacerdoti di un'altra religione, scrivere del loro omaggio al Cristo significa proiettare il messaggio cristiano a una dimensione più ampia, extraterritoriale e universale.