collezione dell'artista
La pelle è lo specchio della nostra identità. Il trucco e i tatuaggi sono, al parti di maschere, strumenti per far trasparire o nascondere il nostro io. La pelle è quindi uno degli organi principali con cui interagiamo con il mondo; non a caso è protagonista di molte espressioni colloquiali ed è carica di simboli, storie e iconografie. Come ha sottolineato Martina Mazzotta, che ha curato la mostra insieme a Pietro Bellasi, il tema della pelle "è oggi pervasivo non solo nella teoria critica e culturale, ma nella vita contemporanea", si pensi solo al diffondersi dei tatuaggi, ma anche alla facilità con cui si può oggi plasmare il corpo con la chirurgia plastica. L'approccio scelto per l'iter espositivo e per il catalogo della mostra è quindi inevitabilmente "trandisciplinare", intrecciando storia della scienza e storia dell'arte, antropologia e filosofia, psicologia della percezione e storia del costume e della moda.
Solo nell'Ottocento la pelle venne riconosciuta come organo indipendente e nacque la dermatologia;
collezione Fabio Bello, Milano
nell'Ottocento e nel Novecento si sviluppa dunque il percorso della mostra, con un solo passo indietro al Settecento grazie a due preziose cere della scultrice e anatomista Anna Morandi, Volto di donna e Mani sensibili (1755 c.), provenienti dal Museo di Palazzo Poggi di Bologna. Secondo un taglio "trandisciplinare" accanto alle opere d'arte sono esposte tavole di trattati medici, modelli anatomici, fotografie e curiosità prestate dal Museo del Tatuaggio di Milano, che fanno intuire l'interesse per un'indagine antropologica e sociologica del tema.
La mostra è però soprattutto un percorso tra opere d'arte scelte per esemplificare il tema della pelle come specchio dell'identità femminile, della bellezza e della cura del corpo: dalle quattro stagioni raffigurate sul paravento art nouveau di Alphonse Mucha all'enigmaticità delle "donne simboliste" di Max Klinger e Odilon Redon, dai celebri scatti di Man Ray alle sue amate compagne di vita e modelle alle immagini pop di Andy Warhol, Tom Wesselmann e James Rosenquist.
Se le prime sezioni della mostra ci conducono alla scoperta della pelle soprattutto attraverso il senso della vista, nell'ultima è il tatto a essere protagonista come senso che può percepire e indagare una superficie. Sono affiancate infatti alcune opere che indagano questo senso o lo utilizzano come "mezzo artistico", tra cui Impronte di Piero Manzoni (1961), alcune Tavole tattili di Bruno Munari (anni '70) e Svolgere la propria pelle di Giuseppe Penone (1970), con riproduzioni tridimensionali di dipinti ad uso di persone non vedenti provenienti dal Museo Tattile Anteros di Bologna.
Pelle di donna. Identità e bellezza tra arte e scienza
a cura di Martina Mazzota e Pietro Bellasi
Dal 24 gennaio al 19 febbraio 2012
Triennale di Milano, Viale Alemagna 6, Milano
Orari: martedì-domenica, dalle 10.30 alle 20.30, giovedì-venerdì, dalle 10.30 alle 23.00
Ingresso libero