"Che cosa possono comunicare queste delicate e vitali composizioni vegetali a noi barbari urbani?". Il critico d'arte Germano Celant ha intavolato un interessante dialogo-intervista con Christiane Löhr, l'autrice delle due ultime acquisizioni, in termini di tempo, per l'antica dimora sul colle di Biumo.
"Drei Quader (Tre cubi)" e "Bogenform un kleine Erhebung (Forma d'archi e piccola elevazione)" sono soffici sculture che sembrano fatte di niente, leggere installazioni composte con fili d'erba e semi. E trasmettono il valore di elementari ed ancestrali gesti primordiali come annodare fili, rimettere insieme i pezzi, proteggere e tutelare qualcosa di fragile, gesti che sono tipicamente femminili ma soprattutto globali, cioè comprensibili da tutti, anche da culture come quella giapponese, lontane e profondamente diverse da noi.
"Se infatti una certa iconografia – ha ribadito Celant – risulta afferrabile solo in un dato tempo e in dato luogo, talune azioni riescono a valicare gli steccati geografico-temporali e diventano realmente globali".
Davanti ai lavori di Christiane Löhr si pone il quesito sul tempo e sullo spazio. "La preoccupa la fragilità e la
deperibilità dei materiali naturali? A differenza delle mastodontiche opere di Land Art, le sue sculture occupano solo una manciata di centimetri. Quanto la natura è sua musa ispiratrice e quanto è componente essenziale ed irrinunciabile?" Questi alcuni degli interrogativi sucitati nel pubblico dalla presentazione delle fragili sculture sotto vetro della Löhr, nelle quali si trovano, in delicato e perfetto equilibrio, riferimenti alla tradizione ed elementi di rottura tipici dell'arte dei nostri giorni, un senso di levità e di rassicurante solidità.
C'è qualcosa di profondamente semplice (nel senso di chiaro) e di rigoroso e allo stesso tempo di caldo e vissuto sull'epidermide nelle recenti acquisizioni di Villa Panza.
E sono, con ogni probabilità, questi i due elementi che entrano pienamente in sintonia con lo spirito di Villa Panza, con il resto dei capolavori collezionati dal Conte scomparso nel 2010. Una profonda consonanza spirituale che ha spinto Marco Magnifico a farsi quasi "Metafisico" nell'introduzione della serata. "Queste opere sembrano nate per stare in questi spazi, rispondono per elezione e per sintonia".
E dalla collezione Panza, così arricchita ed impreziosita, emerge una completa Weltanschauung, un'attitudine verso la realtà, oltre che verso l'arte.