All'inizio del Novecento si tendeva – erroneamente – a riunire sotto un'unica etichetta «primitiva» tutte le arti che non avevano avuto origine dalla tradizione occidentale, ma ben presto il fascino e l'autenticità dei manufatti tribali conquistarono l'Europa ipnotizzando con la loro carica formale e la rozza espressività anche le avanguardie storiche. Le opere di alcuni artisti (ricordiamo Gauguin, Modigliani, Brancusi, Picasso, Ernst, ecc) si caricarono di evidenti riferimenti e iniziò a prendere piede un mercato d'arte che andò ad alimentare le prime grandi collezioni pubbliche e private. In Italia il fenomeno ebbe poco seguito ma tra le rare raccolte d'arte tribale del nostro Paese spicca, per ampiezza e varietà di composizione, la Collezione di Alessandro Passaré (1927-2006), medico milanese attivo nella seconda metà del Novecento.
Avvicinatosi all'arte primitiva, anche grazie al legame con Enrico Baj, Lucio Fontana e Wifredo Lam (quest'ultimo figlio di un ricco commerciante cinese e di una donna di origini afro-europee), e conquistato dall'arte africana,
che lo stregò a tal punto da portarlo in giro per il continente, Passaré è riuscito a mettere insieme una nutrita biblioteca e una collezione che vanta oltre 400 reperti. Viaggi documentati da 15.000 diapositive, quaderni e appunti – corredati da vere e proprie schede catalografiche delle opere – raccontano e spiegano la "magia" di questi oggetti. In mostra, tra maschere, feticci, pugnali, amuleti e bracciali, delle Teste cimiero, manufatti in legno ricoperti di pelle d'antilope e pigmenti, che venivano portati durante le danze organizzate in occasione di funerali o di riti d'iniziazione delle società segrete Ekoi, e delle Figure zoomorfe assemblate con sostanze vegetali (legno, vischio, noce di cola, ecc) e animali (ossa, zanne, artigli) che fungevano da "mediatori" tra il mondo degli uomini e quello degli stregoni-antenati. Particolarmente suggestive, inoltre, la statuetta in legno – lucidato con resina e olio di palma – del Guardiano di reliquiario, una figura proveniente dall'etnia Fang del Gabon che sovrastava i reliquiari in cui venivano raccolte le ossa degli antenati, utilizzate per entrare in contatto con loro, e la Machera Kple, manufatto discoidale proveniente dall'etnia Baule della Costa d'Avorio, indossato durante il rituale della danza Goli che segnava il passaggio dei giovani dalla pubertà alla maturità.
«Protagonista del collezionismo italiano di arte africana», Passaré «riuscì a comprare un numero straordinario di opere, pur non perdendo mai la passione per gli oggetti raccolti sul campo, specialmente i manufatti in pietra, che nella loro forma essenziale e "primitiva", evocavano un mondo esotico ormai alla portata di tutti: i moderni esploratori aiutati dalla grande industria del turismo».
Alessandro Passaré. «Mal d'Africa»
Dal 27 ottobre al 30 settembre 2012
Castello Sforzesco, Milano
Orari: tutti i giorni, dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00 – lunedì chiuso
Per maggiori info.: Tel. 02.88.46.37.44