L'allestimento della mostra al Bertoni di VareseL'allestimento della mostra al Bertoni di Varese

Figure ferite, lacerate nel profondo – I personaggi plasmati dalle mani di Antonio Franzetti sono uomini e donne che vengono rappresentati non nel loro aspetto esteriore, bensì nella loro più profonda intimità.
L'artista ha voluto mettere a nudo l'anima dell'uomo, il suo "io" interiore e più nascosto: le sue sculture non pongono enfasi tanto sul corpo, quanto piuttosto sullo spirito.

I tratti anatomici sono infatti soltanto abbozzati, non sono rifiniti, così come le fisionomie dei volti sono perlopiù espressioni d'intensi stati d'animo, e non dei ritratti precisi: la dimensione corporea, in queste sculture, passa in secondo piano, lasciando spazio a qualcosa di più importante, ossia la dimensione spirituale.
L'occhio dell'artista non si è fermato alla superficie esteriore, ma con uno sguardo introspettivo e penetrante ha voluto spingersi verso l'abisso interiore che è presente in ogni uomo, un abisso che lo segna, lo taglia, lo lacera.

Le sue figure sono infatti segnate da un taglio
che, correndo verticalmente lungo tutto il petto fino alla vita, le divide e le spacca. Questa drammatica lacerazione interiore, simbolo dei travagli intimi che scuotono ogni essere umano, può essere assunta come un'espressione metaforica del peccato, che segna e ferisce l'uomo.
Emblematiche sono dunque le statue dedicate ai vizi capitali: il vizio della "Gola", ad esempio, è rappresentato come un uomo proteso ad ingurgitare dell'uva; o "Ira", che mostra la tragica scena del primo omicidio compiuto per mano di Caino contro suo fratello Abele; "Lussuria", con una donna stesa su un telo in una posizione lasciva; "Superbia", con un altero personaggio che si atteggia a re sopra ad una sedia sordidamente drappeggiata come fosse una sorta di trono; ed "Ignavia", con un uomo dall'aria apatica che ha una mano legata e immobilizzata da un pesante sacco.

Ognuna di queste figure è gravemente squarciata dal vizio che rappresenta; così come è pesantemente sfregiato da un taglio anche "Adamo", quasi ad indicare il retaggio antico di queste lacerazioni che si riconducono, in fondo, al primo peccato originale.

Anche l' "Eroe" ne è quindi colpito, tanto quanto lo è il

Una delle sculture in mostraUna delle sculture in mostra

"Prigioniero" nel suo disperato gesto di stringere le sbarre del carcere che lo intrappola. La divisione e la dissociazione interiore simbolizzata della larga piaga aperta nel petto è perciò presente ovunque, sia in un gaudente personaggio come "La Gioia", sia in una figura esausta e scomposta come "Abbandono"; sia in un solitario "Uomo che legge", sia in un gruppo di amici in "Conversazione", non risparmiando nessuno.
Eppure questo elemento tragico tracciato con forza nelle carni di ciascun personaggio non impedisce di guardare ad una sua possibile riemarginazione, una sua ricomposizione, come sembra suggerire l'opera intitolata "Speranza".

Oltre alle sue opere scultoree, in questa mostra allestita presso il Museo Flaminio Bertoni di Varese sono presenti anche alcuni disegni e bozzetti preparatori realizzati dall'artista, che ritraggono principalmente figure femminili in varie pose.
La mostra, inaugurata sabato 25 febbraio e aperta fino al 18 marzo, è stata curata da Fabrizia Buzio Negri, con la collaborazione di Renata Castelli, Alberto Bertoni e Pierluigi Baj.

Antonio Franzetti
, nato a Gemonio nel 1942, ha frequentato il Liceo Artistico di Brera, ed è stato allievo di Giovanni Paganin ed Enzo Vicentini. Ha poi proseguito i suoi studi presso l'Accademia delle Belle Arti di Brera, sotto la guida di Marino Marini, diplomandosi nel 1965. Alla fine degli anni ottanta incontra lo scultore Floriano Bodini, e tra i due s'instaura una profonda amicizia, tanto che all'inizio degli anni novanta, in qualità di Sindaco di Gemonio, è tra i fondatori del Museo Civico Floriano Bodini del quale, per diversi anni, è Presidente.
Attualmente vive a Varese e lavora a Gemonio.

Antonio Franzetti
"Scultura come lacerante narrazione"
Dal 25 febbraio al 18 marzo 2012
Varese, Museo Flaminio Bertoni, via Valverde 2
Orari: giovedì, sabato e domenica, dalle 14.30 alle 18.30
Info: tel. 0332252515 – museo@flaminiobertoni.it
http://www.flaminiobertoni.it/

cell. 3391838129 – antonio.franzetti@alice.it
http://www.antoniofranzetti.it/