facciata superiore
A partire dal 1738, anno in cui prese corpo l'idea e la volontà di costruire una chiesa per Olona, e per circa un ventennio, arco di tempo corrispondente alla realizzazione dell'edificio, l'Oratorio dei SS. Re Magi risultò una sorta di "fabbrica" protesa al raggiungimento del fine prestabilito. Attorno ad essa ci fu un continuo fluire di persone di differente stato sociale che, in maniera più o meno indiretta, lasciarono la loro traccia nel tempio in costruzione: chi come benefattore o mecenate, chi come artista o artigiano.
Nel 1738 sappiamo che Giacomo Antonio Bernasconi donò un terreno all'estremità orientale dell'abitato di Olona e promosse egli stesso la raccolta dei fondi necessari alla costruzione dell'Oratorio. I lavori iniziarono nel 1741 e proseguirono fino al 1746, anno della consacrazione. I lavori di restauro compiuti nel 1985 hanno restituito uno dei pochi edifici sacri esistenti a Induno Olona dotato di una propria e precisa identità artistica, riconducibile all'esperienza stilistica del barocchetto lombardo, di cui sono numerose le testimonianze anche nel Varesotto.
La pianta dell'edificio è longitudinale, a navata unica. Il soffitto ha due volte: quella sopra all'altare corrisponde a una volta a vela mentre quella centrale è sferica su pennacchi. La facciata è ripartita su due ordini sovrapposti e termina nella parte centrale con un arco rialzato. Si presenta con una superficie modulata creando un insieme elegante nell'alternanza tra concavità e convessità. Il tutto culmina nel gioco che le lesene creano sugli spigoli delimitanti la parete facciale.
Le linee essenziali della facciata vengono riprese nella finta ancona marmorea realizzata all'interno, sulla
parete absidale, dal Baroffio. Identico è il gioco prospettico della struttura architettonica, nel caso dell'ancora definita da colonne di ordine composito.
Queste a loro volta reggono l'articolata struttura sovrastante. L'effetto prospettico è ulteriormente accentuato dalla presenza di fasce colorate che il Baroffio realizzò al fine di raccordare l'ancora stessa agli elementi architettonici ad essa laterali e all'arco sovrastante.
Questa macchina d'altare incornicia la pala raffigurante l'Adorazione dei Magi. L'impostazione del dipinto rispecchia l'iconografia tradizionale, con i Magi nell'atto di offrire i doni a Gesù Bambino. Questa tela subì nel 1751 una allargamento su tutti e quattro i lati, al fine di inserirla adeguatamente nell'architettura del Baroffio, per mano del pittore Grandi, autore dell'Adorazione di Magi posta
sopra il portale esterno.
Sulla parete destra della navata troviamo una tela raffigurante l'Assunzione della Vergine, opera di stampo tipicamente devozionale. La Vergine viene portata in cielo da alcuni angeli, mentre ai lati spiccano le figure di due frati francescani, di cui si riconosce Sant'Antonio da Padova sulla destra. Di fronte al dipinto è una tela di identico formato raffigurante l'Ascensione di Cristo. La scena si presenta divisa in due parti. Nella fascia superiore è rappresentato il Cristo, quasi in secondo piano a causa dell'incombenza dei due santi dipinti nella parte inferiore, forse San Pietro e Giacomo il Maggiore.
Altra opera interessante sia dal punto di vista iconografico che stilistico, si rivela la tela raffigurante l'Estasi di San Francesco. Il Santo è rappresentato nell'atto di abbracciare il Crocifisso. Una figura di angelo è posta nella parte destra in alto del dipinto, dove si apre uno scenario, quasi a prefigurare il regno dei cieli. Questo tipo di iconografia molto carica di misticismo è caratteristica del periodo Controriformistico. Sulla parete opposta troviamo un altro dipinto raffigurante San Carlo in preghiera, probabilmente coevo al precedente. Ultimo dipinto da esaminare è una tela sopra il portale di ingresso raffigurante il Rinnegamento di Pietro. L'apostolo è seduto su un basamento di pietra mentre guarda il cielo senza però essere assorto in particolari meditazioni.
Data la presenza del gallo sopra una messa colonna, l'immagine risulta corrispondente a questa iconografia, abbastanza rara in quanto di tendeva a dipingere più frequentemente il Pentimento di Pietro.