Giocare con il corpo, evocandolo, reiventandolo e superandolo. Quello che è stato, e continua a essere, il "luogo" privilegiato di esplorazioni creative e progettuali, è anche il punto di partenza dell'esposizione Ultrabody, felicemente allestita nelle tre Sale Viscontee del Castello Sforzesco di Milano.
208 "corpi", suggeriti o reinventati, scandagliano gli ambiti più disparati della nostra vita – antropologia, sociologia, costume, tecnologia, estetica – e caricano di sfumature il tema della mostra. Come sottolinea il curatore, l'architetto e critico d'arte Beppe Finessi, le opere sono «sviluppate attraverso una moltitudine di parole chiave che è doveroso evidenziare, e con le quali è possibile scrivere un nuovo, significativo dizionario: il corpo come luogo, come abito, come guscio, come protezione, come rifugio; il corpo come identità, come appartenenza, come relazione, come coscienza; il corpo come funzione, come protesi, come limite, come estensione; il corpo come misura, come equilibrio, come perfezione; il corpo come decorazione, come figurazione, come comunicazione, come simulacro».
Dall'intramontabile poltrona-guantone Joe, disegnata nel 1971 dal trio De Pas-D'Urbino-Lomazzi, e dedicata al
campione del baseball americano Joe di Maggio, alla misteriosa Nemo di Fabio Novembre, un'imponente seduta rossa a forma di volto umano; dalla panca-bozzolo del designer valenciano Nacho Carbonell, rassicurante rifugio e naturale incubatore di creatività, ai Santapouf di Denis Santachiara, morbide e colorate sedute che richiamano alla mente i macarons, i golosi pasticcini tanto amati da Caterina de' Medici e Maria Antonietta. Ma accanto agli arredi più pratici si trovano anche oggetti irriverenti e "provocatori", come lo Shiva Flower Vase, il roseo contenitore a forma di fallo di Ettore Sottsass, la macabra Bicicletta di Simone Racheli, ricoperta da strati di cera sapientemente modellata per riprodurre fedelmente legamenti e muscoli anatomici, il materasso a forma di croce di Giulio Iacchetti o il celebre tavolino-bara di Alessandro Mendini, mobilio dallo spirito funereo che ben si sposerebbe con il cervello-Fermacarte di Alberto Viola o le Vertebrae candle di Celia Nkala, i piccoli portacandela in ceramica bianca che sovrapposti formano una vera spina dorsale.
«Tra alcune opere già storicizzate seppur attualissime, altre figlie di un passato più recente, e altre ancora frutto delle teste dei creativi internazionali più effervescenti dei nostri giorni, idee e proposte spesso spiazzanti, in forma di oggetti e protesi, scarpe e maschere, copricapi e guanti, tutti capaci di modificare, spesso col sorriso, a volte con spregiudicatezza, il nostro corpo».
ULTRABODY
208 opere tra Arte e Design
a cura di Beppe Finessi
fino al 17 giugno 2012
Orari: dal martedì alla domenica, dalle 9.00 alle 17.30
Biglietti: intero 8 Euro; ridotto 6 Euro; gratuito fino ai 12 anni
Informazioni: tel. 02.43353522