Una mostra che davvero vi consigliamo, dove si possono ammirare piccoli, grandi capolavori. La rassegna che la Galleria di via Albuzzi dedica all'arte di Maria Cristina Carlini e che va in tandem con quella allestita in Villa Recalcati, ci è parsa un piccolo prodigio. Nell'antologia di opere selezionate si scorge il senso dell'esperienza fisica, artistica ed estetica dell'autrice.
Materia infiammata o trattata come superficie appena possibile, ipotetica, in trasformazione continua. Materia sorgivamente eccentrica, brulla, impura e barbarica, lasciata lì, come lievito abbozzato. Le sculture di Maria Cristina Carlini si presentano a pelle e corpo nudi, complesse, plastiche; si presentano come superfici incrostate di sedimenti, chiamate ad evolversi. E, come talvolta, fortunatamente, accade, l'arte si fa anche lezione etica.
Nella sua Vittoria di Samotracia (replicata in forme
monumentali al Dade College di Miami) le forme femminili e del volo si intuiscono nella trina ferrosa, appena coperta dalla pelle della materia. In Letteratura (esposta anche a Parigi) il supporto scrittorio si squaderna, si lascia abitare.
Scrive Gualdoni nel testo di accompagnamento alla mostra aperta nella sede della Provincia: (l'autrice) "Lascia che la scultura cresca impura, dubitante anche, la saggia insieme con le mani e con l'anima. Solo quando essa giunge al punto da pretender di esistere, quando reclama il proprio luogo, quando non è più frutto di modo e stile ma nascita necessaria, l'artista sa che essa è pronta per vivere sola, fuori dal perimetro confidente della sperimentazione".