"Se….". La ricerca di Grazia Varisco mette in scacco le coordinate e i riferimenti consueti, rifiutando le delimitazioni sia in termini fisici e spaziali (i perimetri del quadro e della parete) sia nel senso più ampio di una conoscenza già acquisita, quindi definita e certa. Le sue opere sono ipotesi aperte alla verifica, che coinvolgono gioco forza lo spettatore, e pur essendo caratterizzate da una componente di progettazione e "programmazione", lasciano sempre spazio alla casualità. E' questo il significato del titolo scelto per la mostra appena inaugurata alla Permanente, che richiama, oltre che le opere, le riflessioni scritte dell'artista: un "se" seguito da tre puntini di sospensione, cioè un'ipotesi aperta a diversi sviluppi.
"Il gioco è sempre tenuto in sospetto e preso comunque poco sul serio". Tra la fine degli anni '50 e l'inizio degli anni '60 Grazia Varisco realizza le Tavole magnetiche, una serie di opere costituite da un supporto in ferro su cui sono applicati alcuni elementi dotati di calamita che possono essere mossi e riconfigurati dallo spettatore.
L'artista ha scritto di questi lavori come di un "invito al gioco", "a giocare sugli opposti: ordine/disordine, sopra/sotto, prima/dopo, chiuso/aperto". Il gioco è per Varisco un aspetto importante del nostro rapportarci con la realtà, perché non è da intendere come svago, ma come attività creativa a tutti gli effetti e quindi come conoscenza di sé e del mondo. L'aspetto ludico, il volersi "mettere in gioco" è ciò che fa nascere domande anche su aspetti della realtà che sembrerebbero per definizione sfuggire all'ambiguità: così l'ombra proiettata dallo gnomone delle meridiane non può più scandire con precisione lo scorrere del tempo (Meridiana, 1974, Gnomoni, 1984), il libro "tutto perfetto, tutto bloccato, tutto uguale, ortogonale", si apre e si piega nelle Extrapagine (1970-82), la linea d'orizzonte dei Quadri comunicanti (2008) sembra nascere da un equilibrio precario, dove vuoto e pieno "mettono a confronto, in dubbio e in gioco, casualità e regola". Come ha sottolineato Giorgio Verzotti nel saggio pubblicato nel catalogo che accompagna la mostra, "niente più a-priori geometrici nel creare la forma, ma piuttosto intuito e sensibilità, maggiormente legati alla sfera emotiva: meno rigorosa, mai univoca, la forma così diventa formazione, per dirla con Paul Klee, forma-azione, cioè forma viva, come il pensiero che genera".
Grazia Varisco. Se….
a cura di Giorgio Verzotti
Museo della Permanente
Milano, Via Filippo Turati 34
Dal 13 settembre al 14 ottobre 2012
Orari: da martedì a domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 18.30; chiuso tutti i lunedì
Ingresso libero