La casa-museo PogliaghiLa casa-museo Pogliaghi

Qualcuno lo ha già ribattezzato – maliziosamente – l'affaire Pogliaghi, vera "storia infinita" fatta di rimandi, aperture al pubblico, mostre, proclami e lunghi silenzi.

Da quattro anni il Rustico Pogliaghi di Santa Maria del Monte è chiuso al pubblico. Sembrano lontani anni luce i momenti dell'inaugurazione al pubblico: il Rustico di via Beata Giuliana, dopo un lungo lavoro di recupero finanziato da Fondazione Cariplo, Provincia di Varese, Regione Lombardia e Fondazione Comunitaria del Varesotto, venne riaperto in grande stile alla presenza di Monsignor Franco Buzzi (Prefetto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano), Giuseppe Battaini (presidente della Fondazione Lodovico Pogliaghi), Isabella Marelli (Soprintendenza di Milano) e Andrea Rurale (coordinatore del progetto di valorizzazione del Rustico e dei restauri della collezione Pogliaghi).

Allora, la riapertura del Rustico venne presentata innanzitutto come tappa numero uno del progetto di rilancio della vicina casa-museo ma anche come occasione per porre subito a disposizione del pubblico parte delle opere della ricca collezione d'arte, esponendole a rotazione. 

E da allora di acqua sotto i ponti ne è passata davvero tanta: diversi i cambiamenti che hanno interessato non solo la vetta sacromontana, ma l'intera Città Giardino, almeno per quel che concerne il settore culturale: un nuovo assessore alla partita, un cospicuo investimento da parte della Fondazione Paolo VI per lavori di restauro all'altezza della prima cappella, il decimo genetliaco del Museo Baroffio e molto altro.

Attilio Fontana, Sindaco di VareseAttilio Fontana, Sindaco di Varese

E così, dopo la breve parentesi, pare davvero che la figura del singolare artista e collezionista, nativo di Milano, sia ricaduta in un silenzio e in un abbandono clamorosi.

Ma c'è un ma. E, soprattutto, c'è un prezioso contributo: Sergio Redaelli ha pubblicato sulla rivista rmfonline la proposta del Sindaco di Varese: "Perché non utilizzare il Rustico Pogliaghi a Santa Maria del Monte per ospitare mostre d'arte organizzate dal Comune di Varese? Lo Spazio Pogliaghi potrebbe essere una valida alternativa alla Sala Veratti. Quando entrai a visitarlo, quattro anni fa, in occasione dei restauri, pensai subito che si potesse fare qualcosa d'importante, per esempio allestirvi mostre fotografiche del Sacro Monte, di quadri religiosi, di cataloghi dei beni contenuti nella Casa Museo o cose del genere. Allora fu annunciato un progetto per utilizzarlo, ma oggi tutto è fermo e la mia vecchia ipotesi torna d'attualità. Non ho rapporti con l'Ambrosiana e fare il primo passo è difficile perché qualcuno potrebbe pensare che il Comune voglia mettere mano ai restauri di tasca propria. Questo non è possibile, non ora almeno. Palazzo Estense non ha soldi e deve pensare ai servizi fondamentali per la città, ma se c'è la disponibilità di tutti, si possono aprire molte porte".

Chi invece, pare abbia stretti legami con l'Ambrosiana – o quantomeno sia in fase di giuntura – è Marco Magnifico, da gennaio 2010 vicepresidente esecutivo e responsabile delle relazioni culturali per il Fondo per l'Ambiente Italiano.
Porta ancora la firma di Redaelli l'affondo pubblicato sull'ultimo numero di Varesefocus (settembre 2012, pp. 59-60): "Sì, l'interesse da parte nostra esiste – ribadisce Magnifico – il FAI potrebbe accollarsi la riapertura e la gestione della villa di Lodovico Pogliaghi a Santa Maria del Monte, che andrebbe così ad aggiungersi ai tanti siti d'arte che possediamo e gestiamo nel Varesotto, da Villa Panza alla Torre di Velate, da Villa della Porta Bozzolo al

Marco MagnificoMarco Magnifico, vicepresidente
esecutivo FAI

Monastero di Torba. Il problema, come sempre, sono i soldi. Il restauro del museo Pogliaghi richiede un investimento non lontano dai dieci milioni che in parte servirebbero anche a medicare le ferite inferte da un intervento di pochi anni fa! Il bene è abbandonato a se stesso, la gipsoteca è crollata e il giardino è inselvatichito. Se gli enti locali, l'Ambrosiana e la Fondazione Cariplo fossero disponibili a tirare fuori qualche soldo per finanziare l'iniziativa si potrebbe pensare a una joint-venture fra l'Arcivescovado e il FAI".
Fin quì, la proposta di Marco Magnifico che non nasconde altre criticità: "Noi potremmo fare molto. Non sono d'accordo con chi dice che il Sacro Monte non risponda dal punto di vista turistico. È anzi una zona strepitosa per la storia della Via Sacra. Il paesino è un sogno, il santuario e la vista sono incredibilmente belli. C'è molta trascuratezza, questo sì. La manutenzione della Via Sacra costa parecchio. Noi ci metteremmo l'anima. Sono certo che porteremmo parecchia linfa al turismo culturale locale".

Ricapitolando: il Rustico al Comune e la casa-museo al FAI?
Quì bisogna andar piano con le parole, giacchè si tratterebbe solo, si fa per dire, di collaborazioni e di  gestione.

E davvero la prima mossa da fare ci pare proprio quella di ripartire da un corretto linguaggio: su una poco aggiornata scheda della Regione (QUI LA BREVE DESCRIZIONE E UNA SUCCINTA CRONISTORIA DEI RESTAURI) si legge: "Il Museo, donato dall'artista alla Santa Sede e alla Biblioteca Ambrosiana prima della sua morte, necessita di lavori di consolidamento dello stabile, messa a norma di tutti gli impianti e aggiornamento di quei criteri museografici indispensabili per la protezione e conservazione delle opere. I varesini dovranno avere ancora un po' di

Buzzi (Archivio Fotografico, Varese2008 - Redazione Artevarese.cMons. Franco Buzzi (Archivio Fotografico, Varese 2008
– Redazione Artevarese.com)

pazienza, ma entro tre anni la casa-museo di Ludovico Pogliaghi al Sacro Monte dovrebbe riaprire al pubblico. I lavori di restauro hanno ottenuto un altro importante finanziamento dalla Giunta Regionale pari a 171 mila euro. Il contributo è stato assegnato alla Fondazione Pogliaghi di Varese che ha in carico la spesa generale dell'intervento e che può già contare sull'impegno della Provincia di Varese e della Fondazione Cariplo. Complessivamente i lavori dureranno tre anni e saranno una tappa importante per la rivalutazione del Borgo del Sacro Monte, che dopo la recente riapertura del Museo Baroffio si candida ad essere uno dei centri più significativi dell'arte in provincia di Varese".

All'orizzonte, però, nessun termine dei lavori di restauro e nemmeno un riferimento alla pubblicazione dei risultati di inventariazione e di catalogazione del patrimonio della casa-museo.
Ma, soprattutto, non ci piace quel: "I varesini dovranno avere ancora un po' di pazienza".

La tutela e la conservazione di un bene culturale non sono concessioni paternalistiche fatte da qualcuno, non sono placet in semplice odore di ricerca di consenso, non sono grazie elargite.
Si tratta di gesti compartecipati, voluti e sostenuti da un'intera comunità, si tratta di un processo guidato da persone competenti e di buona volontà e, come recita il Codice dei Beni Culturali in più punti, di "una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione e manutenzione continua; di un complesso di attività idonee a limitare le situazioni di rischio connesse al bene culturale, di un complesso di attività ed interventi destinati al controllo delle condizioni del bene culturale e al mantenimento dell'integrità, dell'efficienza funzionale e dell'identità del bene e delle sue parti. Ma, soprattutto, si tratta di un intervento diretto sul bene finalizzato all'integrità materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione ed alla trasmissione all'intera società dei suoi valori culturali".