Bisognerebbe tornare agli inizi del Novecento quando l'immagine (ma anche solo l'idea) della donna ossessionava le fantasie pubbliche e private catalizzando l'attenzione di scrittori, pittori e scultori. Musa ispiratrice e femme fatale, rappresentava la temibile fusione tra la Grande Madre procreatrice e la terribile divoratrice, colei che viveva in armonia con la Natura e manteneva vivo l'antico potere femminile di vita e di morte. Oggi questo inscindibile binomio è stato cancellato dall'oppressione e dalla violenza che tormenta la donna, che la prevarica e la discrimina, costringendola a una posizione subordinata rispetto all'uomo. «Se nella memoria pura – scrive la curatrice e gallerista Silvia Agliotti – è registrato tutto ciò che accade, compreso ciò di cui non abbiamo consapevolezza, vi è inclusa anche la violenza verbale e simbolica, anche se non fisica, che qualunque donna in una qualunque giornata di qualunque luogo ha inevitabilmente, almeno una volta nella vita, subito». Un grande contenitore di esperienze, gioie e dolori che nessuno potrà mai cancellare. Mnemosine, il titolo di questa collettiva "in rosa", deriva infatti dal nome di una figura della mitologia greca, personificazione della memoria e del ricordo.
Fino al 24 novembre a Gli eroici furori si possono ammirare le opere di quattro artiste – Cinzia Fiorese, Susanna Pozzoli, Melissa Provezza, Ketty Tagliatti – diverse per poetica e generazione che mostrano al pubblico, "al di là di ogni rappresentazione", la loro autenticità e la forza del proprio lavoro. La Fiorese incide sul plexiglass dei delicati ecosistemi in cui le silhouette di insetti – farfalle, libellule, grilli e falene – si intrecciano con le ombre di foglie, fiori e piante, dando origine a uno scontro tra flora e fauna. Altrettanto liriche le fotografie della Pozzoli che fotografa e congela nel tempo i resti di un'antica impresa di famiglia nata nella seconda metà dell'Ottocento: i suoi scatti danno voce ai muri, alle scale, alle porte e alle finestre di luoghi abbandonati ma ancora carichi di ricordi e testimonianze umane. Quest'aura di sospensione si ritrova nelle opere della Provezza; le sue bambine, figure fragili ed eteree, perdono lentamente consistenza fondendosi con gli sfondi monocromi dove emergono interventi in metallo, gomma e chewing-gum, unici elementi in cui si condensano le vicende di molestie subite. La mostra si chiude profeticamente con l'enorme rosa cucita e dipinta a mano dalla Tagliatti. All'interno delle pieghe rigate di questa morbida trapunta si nascondono piccoli spilli di metallo acuminato pronti a punire il tocco di qualche inopportuno visitatore. Un semplice fiore, simbolo di amore e purezza virginale, ma anche di martiri e tormenti, che sembra sussurrare "non c'è rosa senza spine"…
Mnemosine. La forza del femminile
Fino al 24 novembre 2012
Gli eroici furori Arte Contemporanea
Via Melzo, 30 Milano
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