Centocinquanta i siti clunicensi in Europa, a partire da Cluny, là dove nel X secolo fu fondata una comunità monastica che seguiva l'ordine di S.Benedetto e che affiancava alla preghiera il lavoro nei campi.
Per giungere nelle zone più vicine a noi, basta spostarsi nelle terre novaresi, disseminate del passaggio dei cluniacensi, che diedero avvio anche ad opere di bonifica ed agricole, testimoniate da monasteri e centri rurali quali le cascine.
La Regione Piemonte sta rivalutando questo patrimonio, e recentemente ha organizzato un convegno, a cui è seguita una proposta di itinerario turistico-culturale.
Cuore degli itinerari la chiesa di S.Pietro a Carpignano, un edificio dalla storia travagliata che fu venduto nel 1871, per poi essere adibito a magazzino. Solo negli anni Ottanta del XXI secolo la chiesa fu recuperata e restaurata. Romanica nella struttura, in laterizi e ciottoli, è impreziosita da un ciclo di affreschi , di cui si conserva la parte relativa all'abside maggiore. Nel catino absidale si nota un maestoso Cristo in trono, ai cui lati stanno Pietro e una figura femminile che simboleggia la Chiesa.
Altra tappa l'oratorio di S.Maria di Lebbia a Carpignano, nel XII secolo conosciuto come chiesa di S.Maria di Olgieto. Si tratta di un tesoro dell'arte, con una splendida statua lignea della Madonna con Bambino.
Nella vicina Invorio, è visibile la chiesa della Madonna del castello, mentre fra le cascine sono di origine cluniacense sempre a Invorio Cascina Cedola, posta su un rilievo, accanto ai resti di una più antica chiesa e Cascina Monastero a Cavaglietto, monastero femminile fiorente fino alla metà del XIII secolo. Importante anche la Cascina san Maiolo a Novara, costruita su una cappella addirittura risalente al secolo XI.
Il potere dei cluniacensi si spingeva oltre verso Ghemme, dove erano di loro proprietà terreni coltivati a vigneto, dove ancora oggi continua la produzione di vino, in una specie di filo rosso che unisce il passato al presente, la storia alla tradizione.