Il complesso chiesastico dedicato a Santa Maria della Neve venne eretto durante la seconda metà del secolo XIV per volere di Branchino Besozzi, vescovo di Bergamo che il 13 gennaio del 1396 vi istituì un Capitolo, composto da un arciprete e da quattro Canonici. La chiesa è un interessante esempio di architettura gotica-lombarda di fine Trecento ad aula unica con schema a due vani rettangolari, di cui quello rivolto ad occidente è destinato a navata con copertura lignea cassettonata, mentre quello rivolto ad oriente di forma quadrata, è destinato a presbiterio.
L'edificio, che non si articola su di una tradizionale pianta a croce latina, presenta addossato lungo il lato sud, un secondo volume più basso destinato a sacrestia che conferisce all'intero fabbricato una pianta ad L. Sotto il profilo architettonico la chiesa non è esente da reminescenze romaniche che si riflettono in particolar modo sul gusto decorativo. Esternamente la costruzione si presenta sobria e lineare, caratterizzata da sottili paraste in beola grigia che ripartiscono in comparti con passo regolare le più chiare pareti intonacate, all'interno delle quali, secondo una scansione alternata, trovano locazione le finestre monofore con arcate semplici, strombate, alte e strette, in conci regolari di pietra d'Angera.
Tutto l'edificio è coronato da un'elegante cornice in cotto con modanatura, sostenuta da un motivo ad archetti a sesto acuto che insistono su dei peducci anch'essi in terracotta e che si stagliano contro un alto cornicione ad intonaco. La facciata con profilo a capanna e tripartita dalle paraste è caratterizzata da un portale recante stilemi e decorazioni tipicamente romaniche che riquadra un finto protiro arcato, trabeato in sommità. Poco sopra si aprono un oculo strombato in pietra d'Angera incorniciato in cotto e un'apertura a croce che si ripete sul lato posteriore.
Anticamente le pareti interne erano interamente affrescate. L'abside quadrangolare è impreziosito da alcuni affreschi di epoca tardogotica. Fra i più pregevoli occorre menzionare quelli della parete sinistra, dove sono riconoscibili una Madonna del latte, tipica dell'epoca e della zona, san Martino, antico patrono del paese, e San Bernardo di Chiaravalle. La pala d'altare è un'opera del 1960 e rappresenta la dedicataria della chiesa.
L'aula doveva essere interamente decorata, ma oggi sono purtroppo scarsi gli affreschi superstiti, concentrati soprattutto sull'angolo sudorientale, dove si distinguono da una parte un San Lorenzo sulla graticola e dall'altra una teoria composta da sant'Agata, da un'ulteriore
di Monate
Madonna del latte e da un santo martire sormontata da un registro superiore, più recente, recante una scena del Nuovo Testamento.
Sotto il pavimento della chiesa che inizialmente era in beola rustica, si trovavano gli "ipogei" con apertura a botola, che raccoglievano le spoglie dei primi parrocchiani. Oggi, dopo numerosi rifacimenti della pavimentazione di queste tombe purtroppo si è persa ogni traccia. L'antico altare era costituito da una semplice lastra di sasso poggiante su di un basamento in muratura decorato a figure geometriche.
Numerose sono le testimonianze sulla presenza della collegiata che in essa ebbe sede, soprattutto per quanto concerne la decorazione scultorea. In facciata si apre la porta ad arco a tutto centro i cui capitelli di destra disegnano una sottile ed elegante fascia scultorea ormai corrosa dal tempo: un tralcio di vite con delle colombe che beccano l'uva, la "Grazia" e le anime che ad essa si ristorano e si santificano; delle teste tra le quali c'è anche quella del diavolo; il guanto, il pastore e la mitria, indicanti la dignità del fondatore (il vescovo Branchino Besozzi) e l'autonomia del Capitolo dalla giurisdizione vescovile territoriale. A sinistra sono invece raffigurati dei motivi floreali, una ruota ed una scala.
Il 12 giugno 1574, S. Carlo Borromeo decretò la fusione della parrocchia di Monate con quella di Travedona ed il trasferimento del Capitolo presso la chiesa di S. Tommaso in Terra Amara in Milano. L'edificio venne di conseguenza trasformato in case coloniche. Nonostante i continui rimaneggiamenti, sono ancora oggi visibili parti originali coeve alla chiesa, soprattutto in prossimità dell'arco a sesto acuto con ghiera in mezza nelle forti che incornicia la porta carraia; questa immetteva nella corte delle vecchie case dei canonici ed ha in prospettiva la porta laterale della chiesa.