"Una tappa importante che chiude un percorso e ne apre subito uno nuovo. Quest'anno il Presepe Vivente che andrà in scena a Varese ha per titolo una frase di papa Benedetto XVI "Egli si è mostrato". Si tratta dell'evento che conclude il festival "Tra Sacro e Sacromonte", voluto e sostenuto dalla Fondazione Paolo VI e dal Comune di Varese".
Per Andrea Chiodi lo spettacolo che quest'anno racconterà l'attesa e la nascita del Cristo, è davvero un'avventura dello spirito che prende corpo sul palcoscenico cittadino. E non si ferma a pura istruzione pedagogica e didascalica o a mero intrattenimento e gioco mimetico. È, in prima istanza, un progetto artistico e culturale a tutto tondo, nato e cresciuto dall'azione drammatica e profondamente radicato nel tessuto urbano: un corpo a corpo tra la gente, gli attori e le domande della fede.
Un teatro, quindi, di tutti e il più possibile per tutti.
Niente belletti da performance e nemmeno avventure cerebrali. Quello che andrà in scena venerdì, in piazza San Vittore e nei suoi immediati dintorni, sarà un'occasione di partecipazione popolare e comunitaria, una visione narrativa ed artistica che si nutre innanzitutto della condivisione e che si dimostra in
grado di riportare l'arte dello spettacolo sul confine che più le è proprio: il confine della domanda, dello sguardo e della parola.
Proposta radicale e tenace, si potrebbe dire. Certamente lontana anni luce da una logica che si ferma solo a chi sbiglietta al botteghino o che fa del flusso di cassa l'unico fenomeno da tener d'occhio.
Varese è ancora in buona parte miope da questo punto di vista. Ma, soprattutto, pare sprovvista, sul fronte della cultura teatrale e della ricerca letteraria, di un progetto di lunga gittata, di un faro competente e professionale e di una curatela coerente e long-range.
Tutta concentrata sulla contingenza di batter cassa e far di conto, l'attività "spettacolare" della Città Giardino, nella maggior parte dei casi, non si accorge e manca di dar credito ai centri di ricerca, a chi punta sulla documentazione e sull'iconografia teatrale, a chi fa dello studio approfondito e della ricerca seria il proprio pane, volendo esplorare oltre ai testi classici, anche altri linguaggi, temi, necessità, per offrire al pubblico teatrale il meglio della creatività odierna.
L'improvvisazione di chi gestisce e amministra il settore dello spettacolo non è da confondere con il guizzo creativo tanto invocato anche da Eduardo De Filippo. È sinonimo, piuttosto, di vista corta e di misconoscenza imbolsita.