Carlo Ciussi in mostra - partic. dell'allestimentoCarlo Ciussi in mostra – partic.
dell'allestimento

Una scrittura originaria, lontana dagli alfabeti abituali e conosciuti, percorre le opere di Carlo Ciussi (Udine 1930-2012) esposte a Milano, appartenenti a diversi momenti della sua produzione, ma accumunate da una ricerca sul segno che è parte fondante la sua poetica. Come ha sottolineato il filosofo Massimo Donà, "Ciussi ha sempre cercato un proprio alfabeto", "un sistema di segni non ancora organizzati" da "impostare, regolare e costruire per un mondo a venire". Con questo alfabeto, fatto di quadrati, triangoli, linee e tratti incisi, l'artista ha sempre cercato, scrive Donà, di "disegnare il punto zero del mondo. Approssimandosi il più possibile a quell'inizio che non consente più alcun riferimento, alcuna tradizione da cui partire, e dunque nessun modello da imitare e neppure da oltrepassare, e tanto meno da cancellare".

La geometria, che insieme alla ricerca instancabile sul colore e sulla ritmicità, quasi musicale, dello spazio pittorico caratterizza la ricerca di Carlo Ciussi, non è mai intesa come astrazione dalla realtà, ma come immersione in essa tesa a riportare, alla superficie del visibile, i significati più profondi dell'esistenza personale e collettiva. "La geometria", ha scritto infatti l'artista, "è poesia" e "cercarla è per me compiere lo stesso atto creativo del lirico: uno stare accosto alla realtà fino a impregnarsene e mediarla poi attraverso il sentimento, attraverso il colore".