Su molti manuali di storia dell'arte è citato tra i componenti di correnti e fenomeni culturali e artistici, proprio lui che nel 1957 redasse il manifesto "Contro lo stile", nel quale si vuole contrastare e distruggere lo stile manieristico in pittura e affermare l'irripetibilità dell'opera d'arte.
"Un'etichetta, prima o poi, te la impongono tutti". Roberta Cerini commenta così e il sorriso si allarga sul viso. "Certamente Baj ha avuto strette affinità con i Surrealisti, partecipando a diverse mostre e nutrendo stima nei confronti di Breton. Era proprio quell'inno incondizionato alla libertà del pittore e dell'individuo ad affascinarlo sopra ogni cosa".
Era il 1951 quando nacque a Milano il cosiddetto Movimento Arte Nucleare. In quell'anno, Enrico Baj e Sergio Dangelo organizzano una mostra alla Galleria San Fedele dal titolo emblematico di "Pittura Nucleare".
Da lì, tante novità, infinite tecniche artistiche sperimentate, innumerevoli voli pindarici nella creatività e nelle contaminazioni tra le arti, dripping, collage, l'Apocalisse, l'Ubu re e I funerali dell'anarchico Pinelli.
"Non so davvero che cosa potrebbe dire Baj dell'arte di oggi. Sono passati dieci anni da quando se n'è andato e noi qui ne abbiamo viste di tutti i colori: installazioni, trovate artistiche, mostre non-sense".
E, citando il libro firmato da Baj insieme con Paul Virilio, "Discorso sull'orrore dell'arte", viene in mente quel passo indimenticabile di Erri De Luca: "Ci sono uomini che morendo chiudono dietro di loro un mondo intero. A distanza di anni se ne accetta la perdita solo concedendo che in verità morirono in tempo".