Fino al 17 novembre al Palazzo Reale di Padova è possibile fare un salto all'indietro nel tempo, nel Veneto di tre millenni fa. Infatti è ora allestita la mostra "Venetkens. Viaggio nella terra dei Veneti antichi" dedicata al popolo dei Veneti, che abitò quelle regioni dal II millennio a.C., intessendo rapporti anche con i Celti nostrani.
La storia di questi Veneti si dipana fra archeologia e mitologia. Infatti il mito greco propone una origine orientale: i Veneti sarebbero arrivati in Occidente negli anni della guerra di Troia, tra XIII e XII secolo a.C.: alleati dei Troiani, dopo la sconfitta, scapparono nell'Alto Adriatico e sarebbe stato Antenore il loro mitico fondatore.
Meno fantasiosa la voce dell'archeologia: i dati archeologici lasciano ipotizzare una origine autoctona, cioè locale, per questo popolo, legata ad antichi gruppi preistorici, arricchita però da apporti esterni. I Veneti andarono ad occupare un'area molto vasta, compresa fra i fiumi Po e Mincio, Lago di Garda ed Alpi, fertile, adatta all'insediamento umano e proiettata verso il centro Europa. Infatti nei corredi delle sepolture, nei materiali votivi conservati nei numerosi santuari religiosi, si trovano oggetti di tradizione centro-europea, così come celtica.
In mostra gli oggetti di questo popolo, raccolti in secoli di scavi archeologici, che raccontano di una società articolata: i piccoli bronzi dei santuari raffigurano soldati, araldi, sacerdoti, caratterizzati spesso da copricapo tondeggianti. Spazio anche alle donne, spesso presenti come sacerdotesse nei santuari, dove si praticava anche la scrittura, confermata da lamine bronzee.
E qualche traccia del mondo veneto si trova anche al Museo Giovio di Como, nella sezione dedicata ai Celti della cultura di Golasecca: qui si conservano infatti alcuni grossi vasi, caratterizzati dalla tipica decorazione veneta a fasce rosse e nere.