Una notizia che ha qualcosa dello spartiacque, del giro di boa, della soluzione di continuità. Il Museo Pogliaghi riapre al pubblico: il progetto e l'intento sono quelli di ri-accogliere, entro le mura dell'eclettica struttura, il pubblico di visitatori – varesini e non – che rischiava di dimenticare (ma anche di mitizzare o demonizzare) questo luogo in cima alla vetta sacra.
"La priorità è riaprire e condividere questi spazi di cultura. Poi verrà il momento di trovare i giusti interlocutori e i sostenitori per un più approfondito ed ampio piano di riqualificazione e di restauro". Giuseppe Battaini, Presidente della Fondazione Lodovico Pogliaghi, prosegue: "Il Sacro Monte è un luogo incantevole e complesso: qui occorrono il dialogo tra diversi enti ed istituzioni e il concorso di numerosi attori per la tutela e il rilancio di questi siti culturali". Insomma, i rapporti, sfilacciati da anni, paiono riannodarsi.
Il dado è tratto: dalla primavera del 2014 si torneranno a visitare le sale del Museo Pogliaghi, si incrementeranno gli studi, la catalogazione e le ricerche (peraltro mai interrotti) sul ricchissimo ed eclettico patrimonio museale. "La Veneranda Biblioteca
Ambrosiana di Milano, proprietaria della struttura, può concorrere, insieme ad altre realtà ed enti pubblici, a tutelare e valorizzare questa complessa casa-museo. Il prossimo passo è quello di metterci in rete con il vicinissimo Museo Baroffio, con il Rustico e con le altre strutture di pertinenza della Fondazione Paolo VI".
Il lavoro, dunque, è lungo. Ma la struttura, nel complesso, sta bene. "Il grosso dei lavori è di tipo museale. Stiamo parlando di operazioni di riallestimento, di riqualificazione degli ambienti e di selezione dei pezzi da esporre al pubblico – proseguono Giuseppe Battaini e monsignor Gianni Zappa, rappresentante della Curia milanese – La struttura del museo non necessita di grossi interventi di restauro". Battaini, dunque, smentisce a gran voce la vulgata che vorrebbe l'Ambrosiana miope verso la casa-museo di Varese, perché lontana dagli occhi, lontana dal cuore.
Da qui, parte il progetto di riscoperta del patrimonio culturale regionale. L'iniziativa, che muove dalla Giunta lombarda e dall'assessorato alle Culture, Identità e Autonomie, tocca un luogo complesso per antonomasia, dal punto di vista della tutela e della gestione, un luogo delicatissimo dal punto di vista ambientale e paesaggistico, un Sito UNESCO, compreso nella cintura dei nove Sacri Monti prealpini del Piemonte e della Lombardia.
Presenti ieri mattina il presidente di Regione Lombardia, Roberto Maroni, insieme all'assessore alla Cultura del Pirellone, Cristina Cappellini, il sindaco di Varese Fontana, il commissario straordinario della Provincia, Dario Galli, gli assessori Longhini e Brianza.
Sempre interessanti gli incontri tra politica e mondo della cultura. E sempre forieri di sferzate, come quella, fresca di giorni, del Maestro Riccardo Muti che ha presentato il Concerto dell'Amicizia per le zone terremotate dell'Emilia-Romagna.
"Sulla cultura basta chiacchiere. Lei arriva nel momento più drammatico, deve fare il portatore della croce!" Muti, per la presentazione del Ravenna Festival, è stato molto diretto con il Ministro per i Beni e le Attività culturali Massimo Bray.
Il periodo è tra i più drammatici. In tutta Italia. Ma a noi piace sottolineare che tutela e conservazione non sono parole che tornano utili solo come spot in semplice odore di ricerca di consenso. Si tratta di gesti compartecipati, voluti e sostenuti da un'intera comunità, si tratta di un processo guidato da persone competenti e di buona volontà e, come recita il Codice dei Beni Culturali in più punti, di "una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione e manutenzione continua; di un complesso di attività idonee a limitare le situazioni di rischio connesse al bene culturale, di un complesso di attività ed interventi destinati al controllo delle condizioni del bene culturale e al mantenimento dell'integrità, dell'efficienza funzionale e dell'identità del bene e delle sue parti. Ma, soprattutto, si tratta di un intervento diretto sul bene finalizzato all'integrità materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione ed alla trasmissione all'intera società dei suoi valori culturali".