Un'opera di Gaincarlo SangregorioUn'opera di Giancarlo Sangregorio

Erano tutti e due del '25, si conoscevano e si stimavano; sono scomparsi a distanza di un giorno: uno, lo scultore Giancarlo Sangregorio, senza preavviso; l'altra, Rossana Bossaglia, storica e critico d'arte, dopo qualche anno di doloroso silenzio.

Di Sangregorio resta poco da aggiungere a quanto ha scritto, e bene, Clara Castaldo su ArteVarese la settimana scorsa; a me rimane il rimpianto di aver conosciuto questo artista tardi, solo in una tersa mattina dell'autunno passato. Fu una lunga chiacchierata che mi lasciò viva impressione tanto era ricca di riflessioni e di stimoli, frutto di una cultura non ostentata, ma fattasi vita, esperienza in continuo divenire pur dentro profonde e diramate radici. Una cultura forgiata da studente al liceo Beccaria e poi in quell'operosa e fervida fucina di Brera e nello stimolante ambiente artistico della Milano del dopoguerra, amico di Fontana e di tanti altri coi quali scambiò opere così da formare una collezione di alto significato, frammista, in pittoresco disordine, ad una straordinaria raccolta di sculture primitive dell'Africa e dell'Oceania. Tutte opere che dialogavano con le sue, sparse nella casa e nel giardino vista lago: sculture piene, fatte di forme essenziali, pulite, senza indugi nei particolari, sculture di austera e arcana monumentalità come se fossero generate dalla natura da cui Sangregorio ha saputo trarre durezza e dolcezza.

La cultura di Giancarlo Sangregorio, certo, ma anche la sua garbata signorilità e fin una giusta attenzione ai fatti, anche feriali, della vita rivelatasi, se torno al nostro incontro, nel gesto di offrirmi una tavoletta di ottimo cioccolato, goloseria che già ci vedeva solidali.

Rossana BossagliaRossana Bossaglia

Delle innumerevoli mostre di Sangregorio una, del 1993, con altri scultori, in giro per l'Italia e il Giappone, ebbe la prefazione di Rossana Bossaglia, donna di grande personalità e passionalità, che ha saputo animare il panorama delle arti con acume e intelligenza dalla metà del secolo appena trascorso. Ricca di inesausta vitalità, di forza di carattere e di vivacità di interessi – recitava anche, cantava e ballava, ma "non da palcoscenico, sia chiaro: da pista corrente" – , come storica dell'arte si é tenacemente occupata delle sue "zone deboli, quelle trascurate o ripudiate, e magari fiorentissime ai tempi loro, quelle cadute in disgrazia o fuori moda: per capire la loro portata storica e valutare fin dove l'oblio sia prevaricazione o trasandatezza o cautela", così puntualizzando in una lettera al "Corriere della Sera" del quale fu brillante collaboratrice. Mentre tutti dunque guardavano al Seicento lombardo, lei sdoganò il Settecento, occupandosi di neglette figure di artisti che, tutte insieme, dopo decenni di sue ricerche appassionate e puntigliose, suscitarono consensi e "oh" di meraviglia nella grande mostra a Palazzo Reale del 1991 da lei tenacemente voluta e diretta. Nel fatidico '68, quando gli stili erano solo il rinascimento, il barocco, il neoclassicismo, riuscì a convincere Alberto Mondadori a pubblicare il suo Liberty in Italia nella serissima collana del Saggiatore: un addio senza rancor ai pregiudizi che fino ad allora lo avevano bollato.

Dobbiamo tanta gratitudine noi della provincia di Varese alla Bossaglia: per il Settecento scrisse pagine belle sul Magatti e, ancor di più, su Biagio Bellotti. Del liberty rivelò gli straordinari "ferri" di Mazzucotelli per le ville Ottolini di Busto Arsizio, diventata città di riferimento per il liberty anche per le architetture di Silvio Gambini che lei per prima considerò, convincendomi poi a studiarle. E del Sommaruga attivo a Varese e dintorni seppe sottolineare la straordinaria invenzione di forme nuove, sempre trepidando per il degrado del Grand Hotel sul Campo dei Fiori per il quale lanciò ancora un appello nell'introduzione apparsa su Varese provincia liberty, il volume ideato nel 2000 da Luigi e Paolo Zanzi.

Nella dedica sul frontespizio della mia copia aveva scritto, tra l'altro, "al mio caro Pacciarotti che condivide tante mie passioni culturali…". Poterle condivedere é stato davvero un dono prezioso e un'avventura straordinaria, per cui grazie di cuore signora Bossaglia.