Il Museo d'arte Mendrisio e la Pinacoteca Züst di Rancate apriranno la stagione espositiva autunnale con due grandi mostre dedicate, rispettivamente, ai paesaggi mitici di Carlo Carrà e alla realtà rurale e urbana nella pittura lombarda e ticinese dell'Ottocento.
"I paesaggi mitici di Carlo Carrà" è il titolo della mostra prevista dal prossimo dal 22 settembre 2013 al Museo d'arte Mendrisio. Pino sul mare, Crepuscolo, L'attesa, L'estate, Canale a Venezia, Lo Squero di San Trovaso e I contadini della Versilia, sono solo alcuni dei capolavori che costellano la prima ampia retrospettiva dedicata da un museo svizzero all'opera di questo grande protagonista della pittura italiana ed europea.
Figura di primo piano per l'erte del Novecento, Carlo Carrà fu tra i protagonisti prima del Futurismo (1909-15) e poi della Pittura Metafisica (1916-19). Attivo tra gli artisti delle avanguardie europee, amico tra gli altri di Apollinaire e Picasso, visse tra il 1916 e il 1920 un decisivo periodo di riflessione che lo condusse verso una sorta di solitudine creativa. Dopo gli intensi anni della Metafisica, vissuti con i fratelli De Chirico, si apre nel 1921 alla lunga stagione del Realismo mitico, contraddistinto da un'immersione nel paesaggio. Le montagne della Valsesia, le marine di Forte dei Marmi, la laguna veneziana, le campagne e le rive dei laghi
lombarde, le alpi apuane furono i luoghi prediletti del pittore piemontese. Il paesaggio, soggetto per eccellenza della maturità, divenne fonte continua delle sue sperimentazioni, per le quali attingeva alla storia dell'arte attraverso i secoli. Cinquantatré dipinti, ventinove disegni e sedici incisioni, oltre a un prezioso materiale documentario, tracciano la storia del pittore negli anni della maturità. Parallelamente è esposta una selezione di opere di autori ticinesi, dipinte tra il 1920 e il 1950, che intendono gettare luce sulla grande influenza esercitata da Carrà sul Ticino.
Dal 13 ottobre fino al 12 gennaio 2014, la Pinacoteca Züst propone un affascinante racconto dal titolo "Un mondo in trasformazione. L'Ottocento tra poesia rurale e realtà urbana". La rassegna presenta una novantina di capolavori, divisi per in nuclei tematici, eseguiti dai maggiori protagonisti della cultura figurativa ottocentesca lombarda e ticinese, tra i tanti nomi, spiccano Migliara, Canella, Mosè Bianchi, fino a Segantini e Pellizza da Volpedo.
L'oculata scelta delle opere si prefigge di delineare un momento storico che abbraccia due secoli, tra il 1830 e il 1915, un'epoca di sostanziali stravolgimenti sociali e culturali, dove la realtà contadina si confronta con la nascente era industriale; un tempo sospeso tra un passato non del tutto esauritosi e un futuro in divenire. Se il paesaggio rurale e quello urbano rappresentano contemporaneamente sfondo e soggetto della mostra, l'elemento centrale resta comunque l'uomo e il suo adeguarsi ai cambiamenti della Storia.