Sul numero del 6 giungo di Artevarese il Direttore, Clara Castaldo, realizzò una bella video-intervista (che, per chi l'avesse persa, vale la pena di recuperare) a Roberta Cerini, compagna di vita di Enrico Baj.

La Biennale di Arte di Venezia, all'interno de "Il Palazzo Enciclopedico", nel contesto dell'Arsenale, dedica a Baj uno spazio con l'esposizione di cinque opere storiche.

Milanese d'origine, egli aveva fatto di Vergiate il suo paese d'adozione.
Eclettico e geniale, mosso da incessante fermento creativo, nel 1951 fondò con Sergio Dangelo il "Movimento d'Arte Nucleare", mentre negli anni '60 presero vita i "Generali", opere ironiche, provocatorie, rivolte a quel potere militare golpista, tronfio e ottuso, intriso di macchiettistico autocompiacimento.

Provocazione e impegno sociale e politico proseguono negli anni '70 con lavori come "I funerali dell'anarchico Pinelli" e in seguito con le "Storie di Ubu", i "Manichini", le "Meteore", il "Kitsch", le "Maschere tribali".
Come non ricordare la mostra voluta e concepita dallo stesso Baj al castello di Masnago, curata da Marco Meneguzzo dal titolo "Pictura ut poesis": 240 opere comprese in un percorso temporale che iniziava con "Non uccidete i bambini" del 1953 per arrivare alla sua ultima creatura, il libro d'artista "Sull'acqua".

L'ultima personale alla Galleria Marconi di Milano, infine, aveva visto la sua creatività inventare le fantastiche "Dame fiume", sagome femminili concepite con assemblaggi di stoffe, carte da parati, lustrini, frammenti di specchi, passamanerie ed elementi idraulici.


Torniamo alla Biennale: le 5 opere in mostra, concesse per l'occasione dall'Archivio Baj, dalla Fondazione Marconi con il supporto aggiuntivo della Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, si susseguono partendo da "Dama", "Femme habillé", "Ma petite" tutte del 1961, "Pussy-cat" del 1965 e "Diane de Poitiers" dell'anno successivo.

Che Enrico Baj si sia anche divertito ed abbia giocato facendo arte, lo dimostra l'uso quasi costante del Meccano e del Lego, unito al gusto di recuperare e utilizzare frammenti di oggetti vari per arrivare a comporre un mondo vivido di forme e sagome contraddistinte da espressioni straniate e stupefatte, con venature ironiche e irrisorie tali da riconoscere in ognuna di esse elementi reali, sino a divenire lo specchio di una umanità, tanto e sottilmente simile alla nostra.

Mi sia concessa per l'occasione, una parentesi personale.
Nel recarsi a Sesto Calende, Enrico Baj sovente si incontrava con un altro artista, Renato Milano. Fu lui a presentarmi; allora giovane, seduto accanto a loro ad un tavolino del Bar Commercio, ascoltai in silenzio i loro discorsi, bevendone ogni parola.

Qualche anno dopo, incaricato da un quotidiano locale, mi recai nello studio di Vergiate per un'intervista. Baj mi accolse, stemperando la soggezione e l'imbarazzo del giovane cronista nei confronti del Maestro, lo fece con naturalezza, come solo i nobili d'animo sanno fare.

Enrico Baj
Biennale di Venezia
55° Esposizione Internazionale d'Arte
Il Palazzo Enciclopedico
Arsenale, spazio A 10