Spesso in località note, al centro delle nostre città, affiora la storia, tramite scoperte archeologiche: gli oggetti di queste scoperte, per ovvi motivi pratici, non possono rimanere visibili e quindi rimangono sconosciute ai più.
Un esempio Piazza Ponti a Gallarate: qui nel 1949, durante lavori alla linea telefonica, venne intercettata una tomba a cassetta di lastre in pietra, i cui materiali oggi sono visibili al Museo della Società per gli Studi Patri.
La sepoltura si presentava molto ricca, con una trentina di oggetti tra vasi, reperti in bronzo e ferro, una vera e propria rarità nel quadro dell'archeologia varesina. E proprio i reperti consentono di datare la tomba in un periodo compreso fra fine II e I secolo a.C., momento conosciuto come "romanizzione", cioè il progressivo passaggio dalla cultura celtica alla romana, una lenta assimilazione fra i popoli.
Fra gli elementi del corredo i più diffusi sono le ceramiche: coesistono piatti di produzione locale, alcune dei quali con iscrizione incisa, di modello centro-italico e ciotole/coppe più decorate di tradizione celtica.
Molto notevole la presenza di oggetti in metallo, simbolo dello status del defunto fra cui spiccano una brocca in bronzo, impreziosita da un manico con attacco a foglia e una padella. È molto interessante l'associazione di questi due pezzi, probabilmente parte di un medesimo servizio legato alla moda del banchetto, momento di condivisione di cibo e vino, che vedeva riuniti personaggi spesso influenti nella vita politica cittadina.
Si è di fronte alla sepoltura di un personaggio "specchio" della cultura del suo tempo, che ha assunto e assorbito i modelli del centro Italia, come il banchetto, ma che tuttavia mantiene il contatto con il suo mondo di origine.