È un'opera tutt'ancora da decifrare quella esposta a Gazzada, e che domenica 8 settembre verrà presentata anche all'arcivescovo Scola. Il dipinto, che ritrae un giovane San Giovanni Battista, proviene dalla donazione del conte Guido Cagnola alla chiesa di Santa Croce di Gazzada, perfezionata nel 1934 ancora vivente il parroco don Stoppani. Le ricerche archivistiche in più direzioni non hanno dato risultati in merito al luogo di provenienza e di acquisto della tavola. Pressoché inesistente è anche la letteratura artistica sulla preziosa tavola, nonostante che il dipinto provenisse da Villa Cagnola e il suo proprietario fosse in costante contatto con studiosi e collezionisti dell'epoca. La prima segnalazione del dipinto si deve a Stefano Bruzzese che nelle pagine del volume "Lettere a Guido Cagnola dal 1892 al 1954" ricostruisce le vicende della tavola nel 1934 secondo documenti conservati nell'archivio della Soprintendenza di Milano. Lo studioso colloca il dipinto, ancora anonimo, nel contesto della pittura fiorentina della seconda metà del XVI secolo.
Fedele ad alcune redazioni non autografe del San Giovanni Battista di Andrea del Sarto citato da Vasari, dopo il restauro l'osservazione del manufatto e l'interpretazione dei dati emersi dalla campagna diagnostica non invasiva, confermano che il dipinto è del tutto compatibile con la tecnica dei pittori fiorentini del XVI secolo. Ancora privo, come detto, di autografia certa, la conclusione della ricerca archivistica ancora in corso potrebbe restituirlo all'identità del suo artefice, da identificare con tutta probabilità all'interno della nutrita cerchia dei seguaci diretti del maestro fiorentino.