Per provare che il movimento è solo apparenza – e sostenere dunque che l'Essere è indipendente dal tempo e dallo spazio – Zenone di Elea porta alle estreme conseguenze la logica, sino a spingersi al di là dell'esperienza sensibile comune.
Nel suo celebre paradosso Achille, il guerriero più veloce, e la tartaruga, l'animale più lento, si sfidano in una gara: la tartaruga parte solo con un po' di vantaggio su Achille, eppure Achille non raggiungerà mai la tartaruga.

La distanza tra i due, inizialmente di dieci metri, diventa rapidamente la metà, poi la metà della metà, poi ancora la metà … un decimo di millimetro, e poi un miliardesimo di millimetro e poi un milionesimo di miliardesimo di millimetro… ma non si annullerà mai!
Ne deriva che lo spazio lineare non è composto di "punti successivi" e che nemmeno il tempo è composto di "istanti" o "tempuscoli" elementari. Paradossalmente, la discontinuità del tempo e dello spazio si risolve nella continuità.

Come tutti i paradossi, anche questo può portarci a ripensare la nostra concezione del mondo. In particolare, ben si addice a raccontare le contraddizioni di un mezzo comunemente considerato come quello più obiettivo di tutti per la registrazione del reale, la macchina fotografica, la quale invece si apre a infinite dimensioni spazio-temporali.

L'antinomia tra ciò che esiste e il modo di rappresentarlo è infatti il terreno di sfida della fotografia. La sua tecnica è una sorta di corsa di Achille verso (o contro) il tempo; l'impostazione dell'intervallo di scatto in secondi e millesimi di secondo fissa l'immagine in un istante che non è proprio né del soggetto, né della realtà, ma li rappresenta entrambi in una dimensione temporale personale e creativa.

La fotografia attribuisce al soggetto una qualità temporale e spaziale che nella realtà non esiste e la potenza e l'efficacia delle immagini è proprio nella relatività delle sue dimensioni temporali.
L'immagine di Achille e della tartaruga è insomma quella di una temporalità che non è propria delle cose in sé, ma frutto di una misurazione del reale utile alla sua rappresentazione.

Ciascun fotografo ha un proprio stile che si distingue nel modo in cui forma, attraverso l'immagine, una concezione del tempo, che diventa attributo e qualità della realtà.
Con l'autoritratto, Alexander Gonzalez Delgado si toglie dalla determinazione dello sguardo del fotografo e si espone come soggetto delle sue stesse fotografie, facendo collassare il tempo nell'identità e nella coincidenza dei ruoli. L'autoscatto è una sorta di accadimento, e di caduta temporale, che realizza la sintesi visiva e concettuale tra soggetto e contesto, tra fotografo e fotografato, tra questi e lo spettatore.

Il paesaggio è per Miriam Broggini è uno scenario in cui si intrecciano natura ed artificio. Negli spazi naturali, in particolari condizioni atmosferiche, l'artista interviene con vere e proprie azioni di manipolazione, e l'effetto straniante di questi interventi si annulla nella forza compositiva delle fotografie. L'immagine funziona come simbolo potente di un'unica dimensione temporale possibile, quella del presente.

Le fotografie di Franca Formenti sono parti di un articolato racconto sul cibo e i luoghi dell'alta cucina. Il carattere d'immediatezza degli scatti fotografici, la cromia vibrante delle immagini, la concentrazione dello sguardo sui dettagli restituiscono la vivacità e la frammentazione del tempo nel rituale del cucinare. Gli attrezzi da cucina, i gesti degli chef, gli ingredienti e gli alimenti sono i protagonisti di un serrato ritmo visivo e compositivo delle immagini, testimoni della pluralità dei tempi delle numerose azioni che si concertano in un unico sinfonico gesto che è il cucinare.

L'immobilità, la negazione del movimento nelle immagini di Marco Guariglia aquisiscono un significato poetico. Il ciclo fotografico ha per soggetto tutti mezzi di trasporto colti "alla deriva", in situazioni di stallo, in questi contesti il punto di vista del fotografo trasforma l'oggetto in paesaggio.

Il senso stesso della fotografia come documento e

memoria viene rovesciato da Carlo Meazza in una bellissima immagine in bianco e nero dove un accumulo di diapositive abbandonate sembra alludere alla selettività dei nostri ricordi, alla capacità di negazione della nostra memoria e in qualche modo alla perdita della visione.

La mano dello scultore Sangregorio è scelta da Riccardo Ranza come simbolo dell'intervento umano sulla natura attraverso la cultura. L'immagine è costruita sul contrasto qualitativo del marmo, materia fredda, e della mano dell'artista, capace di plasmare la natura e a sua volta plasmata dal tempo e dal lavoro.

Riporta alla luce la storia Sergio Tenderini: il campo di concentramento di Terezin è il soggetto di un ciclo fotografico in cui colpisce il nitore delle immagini, la sofisticata ricerca delle ombre e dei chiari per rendere vivo nel presente il nostro passato.

E poi c'è Stella Ranza, che apre concretamente il suo studio di scultrice ad una diversa dimensione temporale. Quella della partecipazione, del dialogo, dell'incontro attraverso l'occasione artistica. La ricerca di Stella è versatile, movimentata, ricca di sperimentazione, animata da uno spirito in continua ricerca e dalla fede nell'arte e nella creatività.


Achille non raggiungerà mai la tartaruga
Miriam Broggini, Alexander Gonzalez Delgado, Franca Formenti, Marco Guariglia, Carlo Meazza, Stella Ranza, Riccardo Ranza, Sergio Tenderini

Dal 28 settembre al 13 ottobre 2013
Inaugurazione 27 settembre 2013 ore 18.00
Varese, Studio Frammento, via Marzorati 16
a cura di Vittoria Broggini